Che bello vagare in mezzo alla città con una mezza idea di raggiungere una meta turistica, non trovarla e perdersi completamente. Far combaciare le proprie mappe mentali con quelle della città, orientarsi con l'olfatto come i cani in cerca di un profumo nuovo, utilizzare il tramonto come bussola, osservare la gente e cercare di leggere la loro storia nei loro occhi, camminare, camminare, camminare. E così vedere la Bangkok autentica, fatta di thailandesi e non di biondini col cappellino, reflex, cannuccia in bicchiere colorato, che hanno caldo, tanto caldo e tengono il conto di quanti templi diversi riescono a visitare in un giorno. Qua solo gente del posto. Desiderare fortemente di conoscerli, di capirli, di ascoltare la loro storia, di volerli toccare. Farfuglio qualcosa a caso a una ragazza thai solo per incrociare i suoi occhi, sentire la sua voce, poi sorrido e vado via. Non so parlare il thailandese, peccato.
Il giorno dopo mi infilo in mezzo alla rivoluzione. Camicie rosse, contro esercito. La situazione sembra tranquilla così mi butto in mezzo alla zona occupata dai rivoluzionari. Sono finanziati dall'ex premier ultramilionario per ottenere le dimissioni dell'attuale governo. Sembra che l'ex premier sia molto peggio dell'attuale, ma ha talmente tanti soldi da riuscire ad animare una rivolta. Migliaia di persone riunite in Siam square, il quartiere ricco, erigono barricare e tengono discorsi diffusi per tutto il quartiere da autoparlanti installati ogni 200 metri. Proprio sotto gli hotel di lusso, giusto per essere sicuri che le persone che contano làssu sentano bene e se la facciano un po sotto. Arrivo fino sotto al palco dove il Che Guevara thailandese trasmette a gran voce speranze e ideali, incitamenti e insulti al governo. Conosco una coppia di thailandesi con cui comunico più o meno a gesti, mi mettono in mano un gadget di rosso tinto e faccio una foto con loro. Son l'unico occidentale ad essersi spinto fin qua, han tutti paura di entrare. E la sorpresa è che sono accolto con gentilezza e sorrisi, non con pistole e coltelli. C'è quel clima di speranza, unione e leggera tensione, quello che in Italia forse si respira solo alla finale dei mondiali. Tutto intorno ci sono bancarelle improvvisate che vendono ogni cosa purchè di colore rosso. Mangio una fetta di anguria. Secondo la cultura thailandese i piedi sono la parte più spregevole del corpo, al contrario la testa la parte più nobile e importante. Così le bancarelle hanno pensato bene di creare e vendere delle infradito con la faccia del presidente stampata sopra, di modo da poterlo calpestare camminando.
Risalgo in barca il fiume che attraversa Bangkok ammirando la città immersa nella notte. I grattacieli nel giro di poche centinaia di metri lasciano spazio a baracche arrugnite, bambini che dormono a terra vicino ai cani, i bisogni si fanno direttamente nel fiume. Comprendo così il motivo di tutta questa voglia di cambiare le cose.
3 commenti:
Ehi Leleeeeee che paura che ho preso l'altro giorno quando alla radio hanno detto che c'erano scontri a Bangkok con morti e feriti vari!!!!!! sei il bravo mi raccomandooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!
Un bacio dalla tua cognonima!!!!!!
Ora il tuo blog è tra i miei preferiti! :)
Al prossimo aggiornamento ;)
Giulietta
@francy: tranquilla fra son buone e brave le camicie rosse a meno che non le fai incazzare ;)
@giulia: ottimo allora dovrò essere all'altezza dei tuoi preferiti :)
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