martedì, agosto 21

Ripartenza!


E' finalmente arrivato il momento di un altro giro di giostra. Australia. Le motivazioni sono un po cambiare rispetto a due anni fa ma c'è sempre di mezzo quella voglia di mettersi in gioco di lasciare il sentiero battuto da me o da qualcun'altro qua in Italia. C'è quella necessità di scoprire e capire, dentro e fuori. Di avere una panoramica migliore, di mettere a fuoco da lontano, di cambiare punto di vista.
Ma più di tutto c'è quella voglia di divertirsi seguendo schemi diversi e di imparare l'inglese come si deve. Ecchecazzo.
Questa volta parto con un visto vacanza-lavoro e vado a vivere per un anno intero in Australia. Sarà viaggio, sarà lavoro e sarà vita. Attraverserò in lungo e in largo il continente lavorando qua e là e vivendo tra una città e l'altra.
Domani la partenza. E dopodomani a quasi 20000 kilometri da casa, agli antipodi. Stavolta è più la paura dell'entusiasmo, di cosa poi non so. Sono solo sicuro che ci sarà da divertirsi.
Stay tuned.

La fine del viaggio

Questo è l'ultimo post che scrissi a fine viaggio ma che poi non ho mai pubblicato. E' il post di un viaggiatore euforico per il suo ritorno a casa e per il suo viaggio appena concluso. E' un Daniele ormai superato ma è un Daniele che mi manca.

Negli ultimi giorni di viaggio alle pendici del monte Kinabalu sono successe tante cose speciali ma per qualche ragione, almeno queste le voglio tenere solo per me.

Vado a fare la spesa, passeggio sotto la pioggerellina, saluto le ragazze in divisa scolastica, danzo tra le macchine sulla rotatoria, gioco col micio. Sono in Borneo, sono solo, sono nel punto più lontano da casa di tutto il viaggio, non ho una dimora fissa, non ho sicurezze. Come in quei primi giorni a Bangkok. Ma adesso qui così ci sto proprio bene, sono principe della situazione. Mi sento nel posto in cui vorrei essere adesso, la mia mancanza di sicurezze non mi spaventa più delle formiche giganti borneane, come se fosse proprio quella la parte più divertente. Sono cresciuto dal quel primo giorno a Bangkok.

E poi nebbia come fossi in una nuvola, la montagna, immensa, che domina il paesaggio. Pace. Quattro passi accanto al lago delle ninfee e di nuovo tutto quello che ho di concreto in spalla. Tutto sommato non pesa molto. Per saggiare la libertà estrema basta solo uno zaino con dentro qualcosa che ti ricorda vagamente casa. E poi ancora gli ultimi quattro giorni che sono valsi tutto il viaggio.

Son partito con tante domande e son tornato con qualche risposta e tante nuove domande.

Cosa è rimasto di tutto questo? Rimangono ricordi, l'inglese e qualche souvenir. E se un giorno dimenticherò tutto questo? ogni tanto mi alleno per vedere se mi ricordo ancora alcuni particolari della thailandia e mi accorgo che alcune cose sono già dimenticate. Però è stato bello quel presente durato 3 mesi. E poi rimangono quelle quasi impercettibili modifiche alla personalità, al modo di vedere, al giudicare le cose su nuove piste.

Non voglio smettere mai di viaggiare come se smettere fosse deleterio, fosse una non-vita un film tenuto in pausa. Amo questa vita intensa e sbarazzina. Sei sempre tu con uno sfondo e una maschera diversa, e ami e odi ciò che vedi e senti, ti commuovi e ti incazzi e sei sempre in prima linea, coi sensi all'erta perchè non sai ancora cosa capiterà il giorno dopo. Vivi esclusivamente il tuo presente e sei ottimista per il tuo futuro. E cambio piano piano, mi evolvo lungo i meridiani di questo pianeta, sono sempre forse un po migliore, smusso ogni volta un po di più i pezzi di me o almeno così credo che sia. Viaggiare non serve a niente. Non si costruisce niente, è tutto astratto. Costruisci te stesso, ecco. E così arrivi a non avere nulla ma avere tutto ciò che serve per essere. Non essere ingegnere, dottore, calciatore. Essere e basta.


Scegli un posto, scegli il tempo o il denaro, scegli il colore del tuo cielo, scegli il lusso o l'autentico, scegli l'alba o il tramonto, scegli la lingua con cui vuoi esprimerti, scegli un mezzo di trasporto, scegli il tuo sottofondo musicale, scegli l'età che vuoi avere, scegli la vita che vuoi vivere.
Certo che puoi.






giovedì, agosto 5

Lo stranger

...Kapit è un villaggio sul fiume di quelli vecchissimo stile il cui senso gira tutto intorno al piccolo porto, centro commerciale del villaggio e unico modo di raggiungerlo o lasciarlo. Sono l'unico straniero nel villaggio. Le ragazze come nei cartoni animati giapponesi arrossiscono e si girano di soppiatto mentre ridono tra di loro. I ragazzi mi salutano solo perchè fa figo sembrare di conoscermi. Mi son seduto al molo vicino a un gruppo di ex-indigeni che una volta vivevano nelle leonghouse, le lunghe capanne tradizionali dei nativi del borneo. La comunicazione è puramente a gesti ed espressioni. Stanno sbevazzando qualcosa e mi offrono la bevanda che sembra andare di moda da queste parti. Mi costuiscono un bicchiere con un fondo di bottiglia di plastica e mando giù. Alchol. Due sono ubriachi e si stizzano a vicenda e giocano a chi è più sano. E' una piacere vederseli che li offro un altra bottiglia. Ci si lanciano sopra come i piccioni a Venezia. Finita la bottiglia (di vetro) viene gettata direttamente nel fiume con una tranquillità che non lascia dubbio sulla normalità dell'azione da queste parti. Ci resto interdetto per 10 secondi buoni. Mi piacerebbe farli capire quanto quella bottiglia rotta in mille pezzi sarà cazzuta da tirare su quando un giorno il loro bel villaggio divverrà un cesso disgustoso con la puzza perpetua di marcio acido. Un giorno anche loro capiranno il senso del cestino.
Rallegrato dall'alchol realizzo quante belle ragazze ci siano intorno... se solo non avessero quella mentalità antica di mi dò solo dopo sposata sarei l'uomo più felice del mondo visto che sono il più desiderato del villaggio. Mi piacerebbe un giorno venire a vivere qua per qualche mese prendermi una casetta, conoscere un po di gente e mescolare la mia cultura con la loro, fare il latin lover con le timide ragazze e suonare qualche strumento mai visto. All'imbrunire finisco a messa cinese-protestante assieme a un gruppo di giovani del paese che sembrano i ragazzi dell'oratorio di 20 anni fa nei paesi italiani. Parti uscendo dalla tua stanza senza sapere dove andare e l'itinerario ti si crea sotto gli occhi senza che nemmeno ti ci impegni, basta che tieni i sensi all'erta e qualunque cosa ti incuriosisce ti ci butti senza timidezza. In Italia mai successo.
Dormo due giorni in un altro parco nazionale, una notte in tenda e si mette a piovere. Visito le cave più enormi mai viste, mi ci insinuo per un kilometro al buio con la torcia. Vado nei Brunei un ministato governato da un sultano che sperpera soldi ovunque e in cui l'attrazione più bella è vedere il museo dove ha esposto parte delle sue ricchezze color oro come segno della sua maestosità. Visito il villaggio galleggiante e vado in cerca del ristornate dove si può mangiare dalla sacca catturainsetti delle piante carnivore (non lo trovo). Vado su un isoletta duty-free a fare scorta di sigarette e mi ritrovo a dormire in un bordello, con tanto di donnette che mi bussano sulla porta durante la notte. Ne faccio entrare una. Mi tocca subito il fringuello come fossi suo marito. No money sorry. Cheap cheap. Te sei masa bruta. Se ne va sorridendo col suo sexy dente nero in vista.

Arrivo a Kota Kinabalu nel Sabah, lato est del borneo, ultima tappa. Prima di concedermi due giorni di relax mi addentro nell'immenso night market. Indo-filip-malay-cinese. Eccolo qua: