giovedì, giugno 24

Giungla malese

Ogni posto inizia con un mezzo di trasporto e una strada e me che dormo o sto incollato al finestrino. Dipende da ciò che c'è fuori. Se fuori c'è una strada che passa in mezzo alla giungla malese, va su e giù per colline verdissime di alberi a perdita d'occhio, nubi semitrasparenti a mezz'aria appena sopra gli alberi, incontra piccoli insediamenti di nativi con cerbottana alla mano allora sto incollato al finestrino. Perchè è così che ti accoglie l'entroterra della malesia peninsulare. Un abbraccio color clorofilla che profuma di terra bagnata. L'aperitivo lo faccio alle cameron highland, non è ancora giugla pura. Le piantagioni di fragole, i bocconcini di fragole al cioccolato, l'aria condizionata anche all'esterno, le distese di tee, il miele. I percorsi di trekking impennato su per le montagne e le radici che strasbordano degli alberi secolari che fanno da scalini. Supero due tedeschi di quelli superequipaggiati. Alle elementari mi chiamavano la scimmia.
I millepiedi giganti, le tarantole, gli insetti foglia mai visti ma incontrati chissà quante volte. E' quindi il turno di Taman Negara, il parco nazionale per eccellenza della Malesia. Rainforest, foresta umida. Basta attraversare il fiume e la Giungla ti accoglie nella sua pienezza. E' come quella di Rambo o di Tarzan per intenderci. Foglie giganti, liane, alberi contorti, sabbie mobili, roba del genere. I versi degli animali creano l'atmosfera del tipo "ti stiamo osservando". Dopo l'esplorazione di una cava, dopo aver attraversato un ponte strettissimo e lunghissimo sospeso sulla giungla, dopo aver fatto il bagno nel fiume color malattie africane, aver schivato sanguisughe, serpentelli, tronchi caduti in mezzo al tracciato, prendo il coraggio per fare l'ultimo passo. Attraversare la giungla all'imbrunire (e sotto la pioggia) e dormire in una casetta posta dinnanzi ad una radura per l'avvistamento degli animali selvaggi. No ventilatori, no materassi, no luce, no bagno, no zanzariere, la porta ci sarebbe ma non si chiude... per fortuna ci trovo dentro due ragazze australiane che hanno avuto la mia stessa malata idea. Almeno ci si stringe forti forti se si ha paura. Perchè, voglio dire, a dormire là in mezzo un po di paura viene. Bastano anche solo i pianti disperati di qualche animale in lontananza che sembra avvicinarsi ogni volta un po di più per pensare che stavolta hai esagerato con lo spirito d'avventura. Specilmente se la porta non si chiude e la tigre di turno puo entrare, farti notare che quello è il suo territorio, e chiederti cosa diavolo ci fai lì senza fucile da caccia e tesserino dell'associazione bracconieri.
Non mangiarmi c'è ne poco, le australiane son più carnose... sisi proprio lì a metà petto. Il giorno dopo mentre guardo l'Italia ai mondiali in mezzo a un pubblico asiatico in riva al fiume mi sento di nuovo felice di essere nella civiltà moderna. Il pareggio va benissimo sisi.

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