giovedì, agosto 5

Lo stranger

...Kapit è un villaggio sul fiume di quelli vecchissimo stile il cui senso gira tutto intorno al piccolo porto, centro commerciale del villaggio e unico modo di raggiungerlo o lasciarlo. Sono l'unico straniero nel villaggio. Le ragazze come nei cartoni animati giapponesi arrossiscono e si girano di soppiatto mentre ridono tra di loro. I ragazzi mi salutano solo perchè fa figo sembrare di conoscermi. Mi son seduto al molo vicino a un gruppo di ex-indigeni che una volta vivevano nelle leonghouse, le lunghe capanne tradizionali dei nativi del borneo. La comunicazione è puramente a gesti ed espressioni. Stanno sbevazzando qualcosa e mi offrono la bevanda che sembra andare di moda da queste parti. Mi costuiscono un bicchiere con un fondo di bottiglia di plastica e mando giù. Alchol. Due sono ubriachi e si stizzano a vicenda e giocano a chi è più sano. E' una piacere vederseli che li offro un altra bottiglia. Ci si lanciano sopra come i piccioni a Venezia. Finita la bottiglia (di vetro) viene gettata direttamente nel fiume con una tranquillità che non lascia dubbio sulla normalità dell'azione da queste parti. Ci resto interdetto per 10 secondi buoni. Mi piacerebbe farli capire quanto quella bottiglia rotta in mille pezzi sarà cazzuta da tirare su quando un giorno il loro bel villaggio divverrà un cesso disgustoso con la puzza perpetua di marcio acido. Un giorno anche loro capiranno il senso del cestino.
Rallegrato dall'alchol realizzo quante belle ragazze ci siano intorno... se solo non avessero quella mentalità antica di mi dò solo dopo sposata sarei l'uomo più felice del mondo visto che sono il più desiderato del villaggio. Mi piacerebbe un giorno venire a vivere qua per qualche mese prendermi una casetta, conoscere un po di gente e mescolare la mia cultura con la loro, fare il latin lover con le timide ragazze e suonare qualche strumento mai visto. All'imbrunire finisco a messa cinese-protestante assieme a un gruppo di giovani del paese che sembrano i ragazzi dell'oratorio di 20 anni fa nei paesi italiani. Parti uscendo dalla tua stanza senza sapere dove andare e l'itinerario ti si crea sotto gli occhi senza che nemmeno ti ci impegni, basta che tieni i sensi all'erta e qualunque cosa ti incuriosisce ti ci butti senza timidezza. In Italia mai successo.
Dormo due giorni in un altro parco nazionale, una notte in tenda e si mette a piovere. Visito le cave più enormi mai viste, mi ci insinuo per un kilometro al buio con la torcia. Vado nei Brunei un ministato governato da un sultano che sperpera soldi ovunque e in cui l'attrazione più bella è vedere il museo dove ha esposto parte delle sue ricchezze color oro come segno della sua maestosità. Visito il villaggio galleggiante e vado in cerca del ristornate dove si può mangiare dalla sacca catturainsetti delle piante carnivore (non lo trovo). Vado su un isoletta duty-free a fare scorta di sigarette e mi ritrovo a dormire in un bordello, con tanto di donnette che mi bussano sulla porta durante la notte. Ne faccio entrare una. Mi tocca subito il fringuello come fossi suo marito. No money sorry. Cheap cheap. Te sei masa bruta. Se ne va sorridendo col suo sexy dente nero in vista.

Arrivo a Kota Kinabalu nel Sabah, lato est del borneo, ultima tappa. Prima di concedermi due giorni di relax mi addentro nell'immenso night market. Indo-filip-malay-cinese. Eccolo qua:

lunedì, luglio 26

Il Borneo

Nel passato di questa isolona lontana si parla di pirati e di indigeni cannibali tagliateste.
Il presente... beh è sempre un po più piatto. Però è bello scendere dall'aereo e sentire che l'aria sa di fogliame. Se chiudi gli occhi ti senti un po come indiana jones che è appena sceso da un aereoplano stile barone rosso in una terra mai visitata prima dall'uomo bianco. Se li riapri sei appena sceso da un Boeing 737 e le hostess vestite in fine tessuto rosso ti salutano con i guantini di velluto. Ma qualcosa di quello che era deve essere rimasto. Sono a Kuching, nell'angolino nord-ovest, nella regione del Sarawak. Il Sarawak è parte della federazione Malese, ma di fatto è quasi uno stato a se, con un suo controllo immigrazione e delle sue regole. Il tutto per cercare di mantenere intatto il patrimonio ambientale e specialmente proteggere le popolazioni indigene che ancora abitano qua. Si si gli headhunter, i tagliateste!
Ora pensate di poter aver una stanza con aria condizionata, una sala con tv e dvd, divanetti, amache, terrazzo, colazione inclusa, cucina liberamente utilizzabile e un malese della mia età alla reception che pensa più a fare stronzate che a rispondere al telefono. Il tutto a 4 euro al giorno. Queste sono state le mie 4 giornate a kuching, relax, relax, amicizie con chiunque passava. Il personaggio del giorno è un tizio delle mauritius sui 35 che passa il tempo al suo portatile a destreggiarsi nel suo business online. Alla fine non ho capito cosa diavolo fa con esatezza. E' uno di quei malati di soldi che sembrano prosperare sempre di più qua in asia, nei paesi in via di sviluppo dove le opportunità sono tante. Vuole andare a vendere i suoi servigi nei Brunei una micronazione a metà costa nord del Borneo. Piccola ma ricca. Dice "nessuno se la caga perchè è piccola e sconosciuta, ma è una miniera d'oro, oro nero". Io che mi diverto a sentirlo annuisco interessato, come fossi un suo seguacio. A tempo record quella domanda che nessuno era mai stato interessato a farmi in viaggio "Che lavoro fanno i tuoi genitori?", eccolo là, interessato a conoscere persone influenti e crearsi una rete di amicizie internazionale. E' un lavoro a tempo pieno il suo, anche nel momento di relax pensa a favorire la sua carriera.
Guardo la mappa, al posto delle città qua ci sono i parchi nazionali. Dove abiti? in un villaggio vicino Bako national park. Ah sisi conosco.
E ne valgono la pena. Il Bako national park lo si raggiunge solo in barca attraverso un piccolo tratto di mare che facciamo sotto la pioggerellina, si approda su una spiaggia bianchissima. Il percorso a piedi dura 4 ore ed è qualcosa di magnifico in fatto di varietà ambientale. Si parte dalla spiaggia, si passa ad una seconda spiaggia in cui crescono alberi fini e altissimi con in cima sciemmie-con-proboscide, si arriva quindi al sentierino sterrato che sale per la montagna, alla leggera foresta di alberelli spogli, alla parete orizzontale di roccia quasi viola con le pozze di acqua nei minicrateri, al sentiero con le radici piatte che fanno da confine a piccola piscine di acqua piovana, al tunnel in mezzo al fogliame verdissimo, al pezzo di sentiero ricoperto di sabbia bianchissima, al riusciello cristallino, alla vista panoramica su tutta la penisola, alle piante carnivore, alle crepe nel terreno che scendono nel buio per forse 1-2-300 metri, alle roccie avorio, alle caverne, alla distesa di piante spinose. Cioè in 4 ore. Ogni cento metri ti cambia il paesaggio. Ritorno seduto a gambe a penzoloni sulla punta della barca con gli schizzi di acuqa marittima che mi rinfrescano i piedi. Il re del mondo.
Andando verso un villaggio in mezzo al nulla, prendo un bus notturno per la prossima città. Sto per addormentarmi, quando sbuca dal nulla un ragazzo locale che inizia a parlarmi tutto entusiasta. Ad un certo punto nella semioscurità della notte di una strada di metà Sarawak, tira fuori una sorta di cestello da picnic pieno di delizie che appoggia sugli scatoloni accatastati in mezzo al corridoio di metà bus*. Io seduto sui sedili di destra, lui su quelli di sinistra, lo scatolone da tavolo, la leggera luce della luna che entra dai finestrini si inizia a fare assaggi con le mani e a ridere di tutto e di niente. E' una di quelle scene quasi esoteriche che ti rimane in mente per l'assurdità dei particolari che si sono mescolati insieme. Una di quelle scene che ti sembra di aver visto in qualche film ambientato nel primi anni del secolo scorso e nel rientro dalla guerra. Sono fortunato ho la possibilità di assaggiare alcuni tra i cibi più tipici della regione preparati da sua mamma. Me li illustra uno ad uno meticolosamente, compresa la carne di scoiattolo gigante con salsa piccante catturato il giorno prima con una trappola fai-da-te che cerca di descrivermi altrettanto meticolosamente. Finito lo spuntino notturno mi dà la buonanotte dicendo che mi accoglierà il giorno dopo per aiutarmi a trovare la barca per Kapit. Aspetto il ruttino allo scoiattolo piccante e sprofondo nella notte del borneo.


Kapit è poco più di un villaggio in mezzo alla giungla, sulla riva del fiume.
Ma di questo ve ne parlerò nella prossima puntata.

* che il conducente ha sistemato lì per raccogliere qualche spicciolo aggiuntivo attraverso un trasporto
incrociato persone-merci.

lunedì, luglio 19

Dormendo in aereoporto

L'aereoporto è il posto che riassume il concetto di "andare". E' un ottimo posto per dare uno sguardo alla parola viaggio. Ci passano persone provenienti da ogni angolo della terra, partono o arrivano. Spesso sono felici, o almeno emozionate, perchè stanno cambiando posto o vita. Cambiare aria ci fa rizzare le orecchie e sperare, ci spezza la noia quotidiana, ci fa cambiare marcia, ci regala nuovi orizzonti. Ci fa lasciarci e ritrovarci e ce ne fa capire il valore, ci obbliga ad aspettare. Ci fa lasciare alcune certezze o ce le fa dolcemente ritrovare. Ci fa andare dove abbiamo sognato, o ci fa tornare dove abbiamo lasciato qualcosa. Il bello dell'aereoporto è che ti lascia sempre quell'ora per pensare, per tirare le somme o per immaginare il tuo futuro nella tua destinazione. Prima del check-in o prima di salire a bordo c'è sempre almeno un ora da aspettare, e in un mondo dove non c'è mai tempo da sprecare per pensare è bello che l'aereoporto lo imponga così a tutti. Sento due italiani che parlano là vicino, a un certo punto uno dice: "ma perchè non hanno ancora inventato il teletrasporto?". Che tristezza di frase. Sono un italiano poteva sfornarla, penso crudelmente. Inventa il teletrasporto e non ha più alcun senso spostarsi, tutto il mondo diverebbe uguale in ogni sua parte, tutto il rito della partenza e dell'arrivo sparirebbe, il viaggio perderebbe immediatamente ogni fascino. Le persone si mescolerebbero in maniera uniforme ovunque. Puoi vedere il mondo in una settimana, saltellando qua e là col teletrasporto senza viverlo nemmeno un briciolo. Senza desiderarlo. Senza sudartelo. Un giorno forse il mondo sarà così, tutto cioè che vogliamo, subito, immediatamente. Pizza! bum sul tavolo. Fidanzata! bum eccola lì. E mi chiedo davvero che senso avrebbe svegliarsi ogni mattina.
Un po la scusa che devo risparmiare, un po che non vorrei mai annoiarmi, decido di riscrivere la giornata. Oggi non avrò una stanza ne un letto, non mangiero' in nessun ristorante o chioschetto di strada, mi lascierò alle spalle anche queste poche sicurezze che mi eran rimaste. Passerò una giornata e mezzo in aereoporto, ci dormirò, ci mangierò, mi ci annoierò. Ci ho dormito due volte.
Primo aereoporto quello di phuket, preparo il mio angolo privato arredato di tre sedie, un pavimento e un muro. Un po osservo, un po esploro, un po mi annoio. Riesco a scoprire una porta aperta che mi permette di accedere al tetto dell'aereoporto e poter vedere tutta la pista dall'alto! Niente male come punto di vista.
Secondo aereoporto quello di singapore, confortevole ma non mi sento a mio agio. E sono scazzato, perchè anche se qui mi piace sempre descrivere i bei momenti, in verità ci sono anche quelli meno spassosi. Quelli che ti piacerebbe fosse già domani. Ma stavolta, come nelle favole, arriva la principessa a zuccherarmi la giornata. Non ha la corona ne le scarpe di cristallo, ma ha un sorriso che vale tutti i chilometri per arrivare fino lì. Mi aiuta a risolvere qualche guaio, e lo fa con quell'entusiasmo che di solito si perde a diventare grandi. Quello contagioso. Decido di non farmela scappare la ragazza dell'aereoporto, lei ha quel raro potere di mettere di buon umore.

Ancora una volta ho avuto conferma che qualcuno che ti aiuta quando hai bisogno lo trovi sempre. Forse perchè ti sei messo in gioco, da solo in un mondo straniero, e la gente ammira chi ha il coraggio di fare scelte impegnative.

martedì, luglio 13

I singaporiani non sanno più fare le scale.

Io mica me lo aspettavo. Ero entrato in città senza informarmi troppo, un po come piace fare a me, di modo da potermi stupire del nuovo posto. E' stato come un viaggio nel tempo, due timbri sul passaporto e cambi epoca.
Nel nuovo mondo in cui sono finito non ci son più galline che girano intorno, vomiti di gatto in mezzo al marciapiede, odore di incenso, cani in mezzo alla strada, non c'è più la vecchietta in motorino che trasporta un paio di quintali di soia, non c'è più la macchina a lato strada coi panni distesi sui tergicristalli, non c'è più il monaco che cammina scalzo la sua crociata, non c'è più il taxista che si fa il pisolino pomeridiano in macchina alla fermata del bus, non c'è più  Asia. O per lo meno la definizione che avevo costruito di questa parola in due mesi. Possibile? si.
Dopo due mesi di thailandia e malesia è stato un duro colpo. Singapore è una città senz'anima. Singapore è un agglomerato artificiale di comodità e perbenismo. Come la Toyota, costruita intorno a te. Tutto automatico comodo asettico. Tutto puzza di petrolio. Gli abitanti di singapore hanno due preoccupazioni per la testa mangiare e fare shopping. E fa freddo, diamine se fa freddo, ci danno dentro con l'aria condizionata. Sembra quasi che in questa piccola ex colonia inglese si siano rifugiati tutti gli asiatici che odiano l'asia. L'hanno creata di modo che non ci somigli proprio, come se fossero immensamente contrariati.
Praticamnte la copia di una grande città occidentale. E i risultati si vedono tutti: gente che pratica maratona sui marciapiedi per andare al lavoro, tutti equipaggiati di lettore mp3, cellulare o giornale per non rischiare di essere disturbati da qualche umano socievole nei dintorni. Ma i vantaggi anche si vedono, la puntualità di ogni orario, la pulizia impeccabile, la sicurezza e l'ordine, la velocità di spostamento, il benessere generale.
Per ottenere questa città a misura d'uomo una serie di divieti e multe abnormi. Illegale dare da mangiare ai piccioni. 5000 euro di multa. Illegale attraversare la strada fuori dalle striscie. Illegale il chewing gum. Illegale l'omosessualità.
Omologazione della società secondo un modello funzionale. Son quasi tutti uguali, vestiti da businessman o da donne che non devono chiedere mai. Dimenticano le loro origini e diversità personali per unirsi ad un modello spacciato come l'unico possibile. E' un mondo delle apparenze, dove chiunque fa del suo meglio per appariore ricco, bello, felice. Dal canto mio ho sempre pensato fosse meglio essere ricchi e non darlo a vedere. Gran cazzata da queste parti, ti guardan storto se vesti trasandato. Ti escludono. Punizione sociale.
Nel passaggio per scendere alla metropolitana due scale mobili, e al centro un antica scala a scalini statici. Roba di un altra epoca. Solitaria e abbandonata sembra venire derisa dalle due scale mobili moderne ai suoi lati. Poi trovo un passaggio dove la scala mobile è rotta. La gente quasi dovesse camminare sulla cacca si accinge amareggiata a praticare quell'attività ormai dimenticata ed estremamente inutile che è il "sali le scale".
Singapore ha scelto la praticità in cambio della libertà di essere, anche se non sono sicuro che la gente se ne sia ancora resa conto.
In sintesi la città è molto molto figa anche se molti particolari non mi convincono. Eppure questo è il futuro.
La cazzata del giorno: Dimenticare lo zaino prima del controllo passaporto/visto e realizzare che è impossibile tornare indietro guardando in faccia il poliziotto armato con lo sguardo impassibile. Praticamente lo zaino è come se fosse in un altra nazione, fuori dai confini. Chi vuole sapere i dettagli a proposito di "mi segua", "pericolo bomba", "apra lentamente lo zaino" mi contatti. auhuahhaha

mercoledì, luglio 7

La luna delle 4.30 di notte

Piccolo paese di loquaci locali che non conosce ancora il turismo, affacciato sul mare, dove la gente beve, fuma, mangia e chiacchera davanti alle onde. Il mare di suo è abbastanza particolare visto che da quanto dicono è l'unico posto in Malesia dove è possibile fare surf. Peccato che non sia il periodo giusto adesso. ALtrimenti rubavo una tavola e mi ci lanciavo.
Arrivo e decido che è subito ora di segnalare la mia presenza: Mi rebalto dalla sedia all'indietro col peso dello zaino. E' sempre bello fare figure di merda qua e là se ciò ti permette di renderti simpatico.
Ma partiamo da alcuni dettagli interessanti: Il posto dove dormo si chiama Shadow of the moon at the half past four. Tutto un programma. Ombra della luna alle 4.30. Cioè non alle 2.30 o alle 4.15, proprio alle 4.30, che non si sbagli. Il bar sulla spiaggia più gettonato si chiama Don't tell mama. Ci lavora un ragazzo tedesco sui 25 anni che ha mollato tutto ed è venuto a vivere qua, si è sposato una malese, e prende una paga esigua mensile. Ma è felice così. Vado subito a costruire un montagna di sabbia accanto ai bambini, faccio due capriole sulla sabbia e quattro tuffi in mare. Pura vida.
Bevo succo di frutti esotici e passeggio lungo la spiaggia con una ragazza norvegese, che è sicura di aver finalmente trovato il posto più bello del mondo dopo tanto viaggiare, mi ci fermo almeno un mese mi dice. In effetti mi è difficile capire il perchè ma questo posto ha un certo fascino nell'aria, un atmosfera deliziosa. Sarà la timida curiosità dei locali nell'accogliere i pochi stranieri che solcano questi confini, sarà il clima di estremo relax che mi circonda, sarà che svegliarsi con un aragosta che attraversa la strada fuori dalla porta del mio bungalow fa strano, sarà che la spiaggia a 4 passi dal letto è sempre gradita. Ti puoi svegliare alle 4.30 di notte, uscire fuori, vedere cose diavolo ha di particolare l'ombra della luna e in 2 minuti arrivare in acqua e farti una terapeutica nuotata notturna sotto le stelle. E poi tornare a letto in un baleno di modo da confondere il sogno con la realtà.
Ma il tempo che non è mio amico mi obbliga a lasciare questa piccolo paese incantato dopo soli due giorni visto che il tempo stringe e un aereo mi attende a singapore... ecco perchè non mi piace pianificare e prenotare, perchè trovi un posto che ti piace e non hai tempo per starci. Voglio fare autostop aereonautico e prendere l'aereo da un momento all'altro quando ne ho voglia. Aggrapparmi alle ruote un secondo prima che si stacchino dal terreno nella manovra di decollo, come nei migliori film.
Mentre aspetto un bus alla stazione mangio con una ragazza malese, islamica col velo sulla testa per intenderci, e brucio in pochi minuti i preconcetti/pregiudizi che mi ero costruito in una vita. Due mesi fa pensavo fossero deboli, sottomesse, leggermente stupide, timide, arrendevoli, poco indipendenti, antisociali. Pffff tutte spazzate via in una chiaccherata. Matura e intelligente, divertente e interessata, in modo equilibrato e stranamente incantevole. E' bello stupirsi.

p.S: aggiunte ultime foto della thailandia e quelle della malesia, enjoy.

martedì, giugno 29

Forse esiste già...

Immaginate un mondo perfetto.
Immaginate un sistema di controllo globale che mantiene l'equilibrio. Il suo compito è di conservare tutti gli aspetti della società e della vita degli uomini ai massimi livelli di qualità. Decide lui quello che è giusto per noi e lo fa secondo canoni che portino i migliori vantaggi generali ed individuali. Lo fa tenendo presenti i desideri, i sogni, le sensazioni dell'intera razza umana, ne fa una sorta di media, cerca di prevederne i risultati e attua la migliore partendo comunque da una serie di aspettative scelte in precedenza all'unanimità dall'umanità stessa. Diamoli un nome, chiamiamolo SCG. SCG è invisibile ed ha a disposizione una serie di potenti mezzi per realizzare il suo disegno: la pubblicità, i trends, la possibilità di modificare le leggi dello stato, di variare l'economia, ecc; SCG è anche particolarmente abile a manovrare variabili psicologiche, percettive. Ad esempio: Se si accorge che troppi fumano mette in atto una serie di strategie indirette e pressochè impercettibili che nel giro di poco eliminano i fumatori. Nessun obbligo, nessun ordine diretto, è una manipolazione sottile. Manda in onda in tv una serie di film in cui i fumatori hanno ruoli negativi, in cui muoiono, sono disprezzati, utilizza messaggi subliminari, aumenta il prezzo delle sigarette, o indice iniziative pubbliche rivolte alla salute respiratoria. O magari fa in modo che il primo morto di cancro ai polmoni compaia in modo tragico su tutti i giornali, o che tutte le canzoni che contengono riferimenti al fumo non passino più alla radio, o ancora addestri un gruppo di persone a mescolarsi alla società per attuare una più fruttuosa manipolazione sociale diretta, o ancora peggio utilizza una serie di manipolazioni percettivo-cognitive per alterare le scelte delle suggestionabili menti umane. Ecco che con una serie di strategie occultate riesce ad ottenere un effetto benefico per la società, senza imporre nessun obbligo, senza che adirittura nessuno si renda conto che l'effetto è premeditato. Immaginate che vada adirittura oltre, ad esempio che arrivi a modificare il tragitto di un certo individuo perchè se quello continua in quella direzione potrebbe incorrere in qualche tipo di pericolo: ad esempio tramite un profumo, o utilizzando una paura, una debolezza, lo fa deviare su un altra strada. Pericolo scampato. Un angelo custode vero e proprio, ti protegge senza farsi vedere.
SCG è un manipolatore di menti, altruista, anzi di più filantropo.
Immaginate che SCG sia una macchina, un supercomputer. Immaginate, e qui viene il bello, che non abbia secondi fini. Che prenda sempre le decisioni migliori e lo faccia dall'alto senza alcuna possibilità di corruzione o di sbaglio, e che specialmente, sia totalmente invisibile. Un burattinaio che vi muove in quello che a conti fatti, è senza dubbio il modo migliore per voi e per gli altri e vi lascia l'illusione di essere totalmente liberi, che tutto succede perchè deve succedere. Un po come in Matrix ma in maniera assolutamente positiva e costruttiva. Una sorta di governo elettronico che modella la società per perfezionarla senza farsi percepire, come se fosse un dio. Come la vedreste?

giovedì, giugno 24

Giungla malese

Ogni posto inizia con un mezzo di trasporto e una strada e me che dormo o sto incollato al finestrino. Dipende da ciò che c'è fuori. Se fuori c'è una strada che passa in mezzo alla giungla malese, va su e giù per colline verdissime di alberi a perdita d'occhio, nubi semitrasparenti a mezz'aria appena sopra gli alberi, incontra piccoli insediamenti di nativi con cerbottana alla mano allora sto incollato al finestrino. Perchè è così che ti accoglie l'entroterra della malesia peninsulare. Un abbraccio color clorofilla che profuma di terra bagnata. L'aperitivo lo faccio alle cameron highland, non è ancora giugla pura. Le piantagioni di fragole, i bocconcini di fragole al cioccolato, l'aria condizionata anche all'esterno, le distese di tee, il miele. I percorsi di trekking impennato su per le montagne e le radici che strasbordano degli alberi secolari che fanno da scalini. Supero due tedeschi di quelli superequipaggiati. Alle elementari mi chiamavano la scimmia.
I millepiedi giganti, le tarantole, gli insetti foglia mai visti ma incontrati chissà quante volte. E' quindi il turno di Taman Negara, il parco nazionale per eccellenza della Malesia. Rainforest, foresta umida. Basta attraversare il fiume e la Giungla ti accoglie nella sua pienezza. E' come quella di Rambo o di Tarzan per intenderci. Foglie giganti, liane, alberi contorti, sabbie mobili, roba del genere. I versi degli animali creano l'atmosfera del tipo "ti stiamo osservando". Dopo l'esplorazione di una cava, dopo aver attraversato un ponte strettissimo e lunghissimo sospeso sulla giungla, dopo aver fatto il bagno nel fiume color malattie africane, aver schivato sanguisughe, serpentelli, tronchi caduti in mezzo al tracciato, prendo il coraggio per fare l'ultimo passo. Attraversare la giungla all'imbrunire (e sotto la pioggia) e dormire in una casetta posta dinnanzi ad una radura per l'avvistamento degli animali selvaggi. No ventilatori, no materassi, no luce, no bagno, no zanzariere, la porta ci sarebbe ma non si chiude... per fortuna ci trovo dentro due ragazze australiane che hanno avuto la mia stessa malata idea. Almeno ci si stringe forti forti se si ha paura. Perchè, voglio dire, a dormire là in mezzo un po di paura viene. Bastano anche solo i pianti disperati di qualche animale in lontananza che sembra avvicinarsi ogni volta un po di più per pensare che stavolta hai esagerato con lo spirito d'avventura. Specilmente se la porta non si chiude e la tigre di turno puo entrare, farti notare che quello è il suo territorio, e chiederti cosa diavolo ci fai lì senza fucile da caccia e tesserino dell'associazione bracconieri.
Non mangiarmi c'è ne poco, le australiane son più carnose... sisi proprio lì a metà petto. Il giorno dopo mentre guardo l'Italia ai mondiali in mezzo a un pubblico asiatico in riva al fiume mi sento di nuovo felice di essere nella civiltà moderna. Il pareggio va benissimo sisi.

mercoledì, giugno 16

Una giornata tipo a Kuala lumpur


Mi sveglio 3 volte a partire dalle 7 fino alle 11 di mattino perchè qualcuno fa casino, ma mi riaddormento ogni volta senza preoccuparmene. Sono in viaggio, posso svegliarmi quando mi sembra più consono, quando è giusto per me. Mi dirigo al banchetto segreto della colazione al sapor di cioccolato, saluto la signora che ormai sà già cosa voglio e passo avanti. Mi capita di guardarmi intorno e in su ogni tanto, perchè seppur ormai abituato al diverso contesto ogni tanto voglio ridarli un nuovo sguardo, aggiornarlo. Venditori di orologi, borsette, magliette. Tutto tarocco ma ben copiato. Fumera in mezzo alla strada di pollo allo spiedo e castagne, mendicante senza una gamba col barattolo per le offerte nel soprapassaggio, omino verde col menù del ristorate cinese che ti insegue ripetendoti a memeoria le delizie, monorotaia frigorifero, passaggi anonimi tra due case con scale buie in fondo in cui entrano in continuazione uomini di ogni età, verso la felicità. Fogne a cielo aperto con tanto di pesci. La melodia di accompagnamento di questo pazzo percorso attraverso la città è concessa gratuitamente dai minareti e sintetizzata in un litania araba. Sto per entrare dentro una moschea ed all'ultimo momento mi ricordo che è proibito coi pantaloncini corti. Scampata la morte per un pelo, il cecchino musulmano sul minareto mi avevo già puntato col mirino laser. Una donna cammina con un abito nero supercoprente dalla testa ai piedi, due buchi per gli occhi, mi ricorda quando mi travestivo da fantasma da bambino. Il fabbricante di chiavi ha aperto il suo laboratorio in una cabina telefonica impressa in una casa, copia le chiavi, le smussa, vende lucchetti, tutto in un metro quadro, ci sta anche la sedia. C'è anche la fila. Rubo una foto fulminea. Intanto il sole batte cattivo.
La ragazza bigliettaia ha dimenticato come si sorride, sorrido io per due visto che è tanto carina. Quattro persone su cinque dentro l'ascensore del centro commerciale sono al cellulare. La quinta si sente inadeguata così si mette a scrivere un sms. Ritorno indietro verso il dormitorio passando dall'altra strada perchè quella l'ho già fatta. Case variopinte come gelati. Compro una mela da donare alla cameriera del ristorante vicino. E poi inizia la serata di racconti tra viaggiatori provenienti da ogni parte d'europa riuniti in una stessa stanza. Come al G8 discutiamo del futuro della Malesia ma in fondo in fondo pensiamo già alla nostra prossima meta. Chi torna a casa, chi va a nord, chi vola lontano, chi sogna l'Alaska perchè fa troppo caldo. Chi ha nostalgia, chi non smetterebbe mai di viaggiare nemmeno per un secondo. Entra la donna delle pulizie con fare cattivo e braccia da tennista: Go sleep shut up. Nessuno osa opporre resistenza.

venerdì, giugno 11

Kuala Lumpur, 3 al prezzo di 1

Kuala Lumpur. Nuovo paese, nuova cultura, nuova religione, nuovi costumi, nuovi cibi, nuova lingua. Mi piace. Lo slogan del paese è "Malaysia, Truly Asia", veramente asia. Infatti le due nazioni più influenti dell'Asia, la Cina e l'India, qua si incontrano assieme alla pura cultura malese. Indiani, cinesi, e malesi sono presenti più o meno in percentuale uguale all'interno del paese rendendo l'esperienza sociale nella Malesia un esperienza varia e in qualche modo strana.
E' come se metti nella stessa città napoletani, toscani e altoatesini. I malesi sono musulmani, un po incazzosi, cercano di preservare la loro identità dagli invasori dandoci dentro con l'estremismo religioso e obbligando tutte le donne a andare in giro con lo hijab, il velo che copre la testa.
Gli indiani, pelle scura, non amano gli ambienti troppo puliti, talvolta estremamente interessanti girano col terzo occhio disegnato al centro della fronte. I cinesi, che ormai prolificano ovunque, laboriosi come formiche, lavorano lavorano lavorano, girano con la $ di dollaro stampata nelle pupille. Quindi trovi moschee, templi hindu, templi buddisti, e adirittura templi mixati hindu-buddhisti. Trovi cibi indiani da mangiare con le mani, cibi malesi very good, noodles cinesi, e salse e sughetti provenienti da ogni parte dell'asia.
Il cibo qua è qualcosa di speciale, un paio di volte ho adirittura pensato fosse più buono di quello italiano, e non è poco. La città è sviluppata in alto con grattacieli e palazzoni, è organizzata bene e in maniera intelligente, più pulita e ordinata di bangkok ed è stato lasciato più spazio al verde, c'è anche un piccolo parco nazionale nel cuore della città. Al contempo la gente è più seria e disinteressata, e il controllo delle autorità è perseguitante, non si può fare nulla che esca un pochetto fuori dai canoni, perchè ci son guardie musulmane quasi ovunque. Non posso neanche andare con l'altalena, è per i bambini dicono... maledetti.
Mi ci son fermato 15 giorni, mi son preso il periodo stazionario-nosbatti-sociale tanto qua ce n'è da fare. La parola d'ordine è shopping shopping shopping, centri commerciali ovunque. Immensi, in uno ci trovo dentro un parco divertimenti intero con le montagne russe che passano sopra i negozi. Mi perdo in una libreria, in un negozio di pietre, in quello della nathional geographic.
Per cena mi ritrovo in cina. Scendo per un passaggio magico seminascosto e arrivo nel sotteraneo di un edificio dove l'impero cinese ha fondato il suo centro culinario. Miliardi di stand e chioschetti tutti precisi e pulitissimi si stagliano davanti a me. E' un labirinto stilato con qualche logica pseudocasuale, un puzzle semigeometrico ad incastro dove i chioschetti sono i pezzi fissi nel campo. Incredibile, non so in qale fermarmi, fino a quando non ne trovo uno con un cinese grosso e incazzoso con coltello da macellaio e il fare da samurai che grida ordini in cinese antico. Mi siedo e mi godo lo spettacolo che il mondo mi offre oggi. Malaysia, vera Asia.

venerdì, giugno 4

Phuket e via

La strada verso ovest scorre veloce, tutta in corsia di sorpasso in un minivan del tipo paga e pensiamo noi a tutto, veloce, comodo, indolore, se ti lamenti ti danno sempre ragione, se hai esigenze particolari basta chiedere. Verso ovest perchè vado sulla Andaman coast quella opposta a dove ero, quella che si è presa tutto lo tsunami in faccia qualche anno fa. Ora ci sono i segnali coi percorsi di evacuazione nel caso accada di nuovo e la situazione è monitorata con precisione, tutto questo per dire non preoccupatevi per me. Faccio il viaggio verso Phuket con un Jappo che però dice di essere iglese, o con un inglese che però sembra giapponese. Mi propone di andare a stare nel suo stesso hotel, e io che ovviamente non so ancora dove andrò a dormire la sera dico ok. Arriviamo e il suo hotel è pieno, lui aveva prenotato io no. Sorrido al destino e mi metto in cerca di un nuovo posto che trovo poco lontano. Reincontrerò il jappo la sera dopo davanti a una partita di tennis in un ristorante. Lui va in Cambogia io sto per andare in Malesia.
Il mio hotel si chiama On-On ed è quello in cui vennero girate alcune scene del film "The Beach" con Leonardo di Caprio. Cerco la mappa dell'isola segreta prendendo ispirazione dalle scene del film, e scopro che è proprio Koh Tao quella dove sono stato pochi giorni prima (guardando la mappa nel film, perchè ahimè sotto il letto non la trovo). Non c'è dubbio che è azzeccata come isola sperduta d'incanto.
E questo paese mi manca già, me ne rendo conto seduto in un parcheggio allestito con un palco di karaoke thai-style e bancarelle tutto intorno, godendomi l'ultimo pezzo di thailandia. Mi mancherà la donna seduta per terra con davanti un asciugamano disteso e tutta l'ogettistica che possiede in vendita. Accendini, luci, souvenir, amuleti, incensi. I thailandesi si godono la vita, non si ammalano di lavoro, se la prendono con calma, osservano il mondo, chiaccherano, meditano, se capita che vendono qualcosa bene altrimenti pazienza. Che bel modo di esistere. In ogni baretto infatti ci sono tipo 6 persone che lavorano perchè ognuna lavora solo un terzo di quello che potrebbe. Il thailandese stressato dal lavoro non esiste proprio.
Mi sembra di cogliere, ma chissà se è vero, che stanno cercando di comunicare con me attraverso le canzoni che cantano. Non siamo tanti e io ancora una volta sono la mascotte della serata. Mi guardano tutti divertiti, chi di soppiatto, mi salutano. I testi in inglese sembrano dirmi stai qua con noi, sei ospite gradito, rilassati la vita non è fatta per correre qua e là. Hai ragione caro thailandese, la vita è qua e adesso, e la strada è più importante della meta. Questo si legge negli occhi di ogni monaco, di ogni giovane, di ogni anziano della terra dei sorrisi. Mi mancherai. I love You.

venerdì, maggio 28

Italiii

La prima domanda che mi fanno quando conosco qualcuno e butto giù un paio di frasi del mio inglese incerto è: "Where are you from?", è una domanda inevitabile, il discorso non prosegue senza quella risposta. "I'm from Italy", piccola pausa in cui il mio interlocutore pensa "italiano... ah ecco perchè parla così male l'inglese" e poi "ohhh Italiii" con quella i tirata e quella pronuncia straniera che ti fa sentire fiero di essere italiano. è bello essere italiani in viaggio... l'Italia è famosa nel mondo per un sacco di cose, la gente è sempre divertita a chiedermi dove fanno la pizza più buona in Italia o cosa ne penso della statuetta in faccia a Berlusconi, o cosa si diceva in Italia quando Zidane ha cacciato la testata a Materazzi... cazzo avevamo appena vinto i mondiali cosa vuoi che si diceva? Un indiano mi racconta di essere innamorato di Sophia Loren da quando l'ha vista la prima volta, un indonesiano mi assicura che Valentino Rossi ha più fan in Indonesia che in Italia, un inglese mi ha detto sottovoce che lui tifa Italia per i mondiali di quest'anno. Ho conosciuto un francese che ama l'Italia più di me, tutte le volte che mi vede gli spunta un sorrisone e mi chiama con il nome di un italiano famoso diverso... li conosce tutti, Marco Pantani, Gigi Buffon, Ivan Basso, Pavarotti... sul suo mp3 ascolta Felicità di Albano e Romina. Il cameriere del ristorante cinese invece sa tutti i nomi dei cibi in italiano. Pollo, involtini, insalata, pomodoro, pasta, polenta, lasagne,,, mmmmm buone. Un taxista mi svela che il sogno di ogni ragazza thai è sposare un italiano, perchè gli italiani sono fedeli e ci tengono alla famiglia. Seeeeeeeeee. Mai uomo fu più fedele dell'italiano. Però è vero le ragazze thai mi dedicano sempre uno sguardo di riguardo. In giro per l'Asia trovo sempre pezzi di Italia dispersi tra lo smog cittadino e i bassifondi dei centri commerciali. La cravatta Armani, la borsa Gucci, la Ferrari esposta sul piedistallo, la catena di ristoranti Pizza nut, gli spaghetti alla bolognese su quasi tutti i menù, il film di Sergio Leone, il cuppuccino, ... Per quell'istante mi sento in Italia, e non so mai se è una buona cosa o una brutta cosa.

venerdì, maggio 21

Come dentro una cartolina

Ogni qualche giorno ho bisogno di prendere e andare in un posto nuovo, è un modo per sentirmi davvero in movimento, per percepire il viaggio nella sua essenza. E questa volta mi muovo verso il luogo dei miei desideri. Lo desidero da quando sono atterrato con l'aereo a Bangkok, ma ho voluto aspettare, prendermi tempo e così l'ho reso ancora più appetibile. Il mio aereo aveva fatto scalo a Phuket, ed era atterrato esattamente all'alba. Spettacolo. Basta prendere una mappa e vedere come è il paesaggio intorno a Phuket, mare e atolli di isolette tutto intorno. Volteggiarci sopra con il lento discendere dell'aereo attraverso le nuvole, all'Alba, è impareggiabile.
L'oceano.
E adesso è qua davanti a me che rumoreggia la sua melodia millenaria. Un raptus di pazzia mi prende a mi ci butto dentro vestito. Mi stava chiamando... Penso che non ho bisogno d'altro.
Poi è passata qualche ragazza thai e mi sono rimangiato il pensiero.
La sera conosco un gruppo di ragazzi accampati in spiaggia con chitarra che festeggiano. Ovviamente mi unisco, mi offrono litri di vodka soda cola, che io bevo a dismisura per fare l'occidentale che tiene bene l'alcol (...), cantano un po di canzoni stile Piccolo Grande Amore e mi sembra di entrare nella canzone stessa. Due tuffi per digerire l'alcol, il mare, i giochi, le fate. Far l'amore giù al faro. No, questo non mi è riuscito. Non ancora asuefatto dall'oceano no ho dubbi sulla mia prossima meta: l'isola di Koh Tao.
Prendo la leggendaria Night Boat, leggendariamente antica. Più che navigare si trascina sulla superficie, le onde la aiutano ad avanzare come il gentleman accompagna la vecchina nell'attraversare la starda. Porella. Sembra una di quelle navi che trasportava gli emigranti in America ai tempi d'oro. Terraaaaa! Se il motore non funziona più ci sono anche i remi pronti per essere usati. Fascinosa.
Beh, l'isola è qualcosa di magnifico, è di quelle perfette che si vedono solo nei film. è piccolina ed é ancora per metà selvaggia e per metà turistica, un ottimo compromesso. Anche qua noleggio una moto e in 3 giorni me la esploro tutta, da spiaggia a spiaggia. Sentierini da cross in mezzo alla foresta al centro dell'isola aggiungono divertimento al divertimento. Uccelli del paradiso cantano qua e là. Ma torniamo al mare, e alle spiaggie che sono i veri protagonisti. Solo le foto possono tentare una sommaria descrizione. Essere lì è l'esperienza assoluta.
E lo snorkeling, i fondali sembrano essere stati creati a posta da madre natura per mostrare la sua bellezza intima, quella sottocoperta. Bastano un paio di occhialini e un paio di pinne ed entri in un mondo parallelo, popolato da tartarughe, squaletti, pesci muticolori, e coralli, e conchiglie, e roccie ricoperte da non so che. L'acqua trasparente come la levissima, altissima, purissima. E tutto questo a portata di braccio, se allunghi la mano tocchi i pesci, i coralli, le tartarughe, gli squali meglio evitare. I pesci ti usano come rotatoria, tu usi gli scogli come rotatorie, e gireresti all'infinito ubriaco di salsedine, di creature multipigmento. Mi mangio una pastasciutta al ragù in uno dei tanti ristoranti tarocco-italiani tanto per completare la giornata in maniera perfetta. La "cuoca" thai non parla nemmeno inglese, quando dovrebbe saluatare in Italiano. Telefona a qualcuno per avere la ricetta della pasta, deve essere una sostituta o qualcosa del genere, ma alla fine la pasta arriva e anche buona. E poi il tramonto ancora un altra volta, ogni sera più bello.
Rileggendo sembra quasi che mi sono inventato tutto, tanto ho usato le parole favoloso e sinonimi. Invece è tutto vero.
Un piccolo paradiso a portata di mano e con pochi soldi. Amo la Thailandia. Non me ne vorrei andare mai da qua, ma so che ci sono tante altre cose da vedere, e così ancora una volta parto per nuove mete. Ma me la appunto sulla mappa, un giorno forse ci tornerò a vivere.

P.S: ATTENZIONE PERICOLO: Il sole pela, non è parente di quello italiano questo è proprio violento.
Il mio braccio dopo una seduta in spiaggia e un po di giri in moto sotto il sole porco.
No, non sta andando in cancrena.

domenica, maggio 16

Trasporti thai

A Bangkok i livelli di inquinamento atmosferico sono perennemmente oltre il limite, asma e malattie respiratorie sono tra le più comuni patologie che un Bankokkese possa avere. Dagli scarichi esce di tutto, fa sempre paura stare dietro a un qualche non più recente mezzo, potrebbero arrivarti in faccia pezzi di motore non più necessari direttamente dalla camera di combustione.
La logica del codice della strada è sostituita da alcune regole intuitive che ben presto si imparano, tra cui: il più grosso ha la precedenza, sempre. Il più veloce gliela può rubare, a suo rischio e pericolo. Se sei in bicicletta buona fortuna.
Le moto si strusciano tra di loro, si insinuano tra due autobus con precisione atomica, non frenano mai: schivano. Se proprio devono frenare danno anche un paio di colpi di clacson come parte del rito. Il thailandese col clacson funzionante è un thailandese felice. I tuk-tuk, i famosi mezzi di trasporto thai sono motoveicoli a tre ruote adibiti al trasporto di persone, che in curva diventano due, e su cui non esistono portiere: se non ti tieni al telaio rotoli per strada. Le moto, origiariamente pensate per andare a pescare la domenica, qua sono usate per fare la spesa, andare a prendere la prole a scuola, come panchina davanti al fiume, come negozi ambulanti se provviste di apposito carretto e ombrellone nonchè di bombola a gas, come taxi con servizio penetra-traffico, per traslocare, o come gioco per i bambini che vogliono imparare a guidare.
Su una moto ci stanno almeno 5 persone sappiatelo. A 6 mi dicono che inizia a essere pericoloso. Per portare i bambini a casa da scuola si attrezzano con pick-up appositamente modificati sul tettuccio e sul retro, antenati degli scuolabus. Molte macchine sono in stile tamarro/fast&furious, coi vetri oscurati e i cerchi in lega, alettone e scarico allargato, utili a fare bella figura quando raccolgono la signorina a lato strada, che è interessata più alla grandezza della macchina invece che a quella... dell'altra macchina.
La cosa più bella sono le modifiche manuali e spesso fantasiose che vengono perpetrate ai poveri mezzi. L'autobus che ho preso, un toyota del poco-dopo-guerra è accessoriato con autoradio e 6 casse da 1m cubo, una tv riclicata, una minicucina, una ripiano porta oggetti, ma specialmente da un autista estremista buddhista; questo si traduce in alcune scomodità per lui e per noi: il 50% del parabrezza è occupato da immagini e statuette sacre (immagine sotto) rimane solo un buco centrale per riuscire a vedere un lembo di strada, al passaggio ad ogni templio (e sono tanti) toglie le mani dal volante si volta di lato, incrocia le mani e prega il buddha dei trasporti terrestri, senza fermarsi of course. Se gli chiedi se non è pericoloso occupare il campo visivo di statuette ti risponde col tono dell'eremita: son proprio quelle statuette che proteggono il nostro viaggio, miscredente.

lunedì, maggio 10

La strada, la moto.

Ce l'avete presente quella sensazione di libertà assoluta? quella quando non esiste nulla che ti possa preoccupare, quella quando sei solo tu e ti basti, quella quando ti sembra che il mondo sia fatto solo per te, quella quando il tempo non ha più importanza, quando ti senti parte del creato? Ti senti assolutamente libero da tutto e da tutti. Io per provare quella sensazione ho bisogno solo di due cose: una moto e una strada. E possibilmente una bella giornata di sole.
Kanchanaburi, nord-ovest della Thailandia, mi sveglio, scendo in strada, noleggio uno scooter e parto alla volta del parco nazionale di Say Yuk a circa 80 km da lì. La moto scorre sulla strada, contro vento perchè lo voglio sentire sbattere sulla faccia, la gente per strada alza la mano per salutarti quando passi, il paesaggio si trasforma gradualmente metro dopo metro. Ogni volta che vedo qualcosa di interessante accosto e osservo, tanto fretta non ne ho.
Sono andato alla cascata di Say Yuk, una piccola porzione di natura incentrata attorno a una piccola cascata e a un laghetto dove i thailandesi vengono talvolta a rilassarsi con la famiglia o con gli amici. Poi vado ad Hellfire Pass una sorta di museo creato lungo la vecchia ferrovia costruita durante la seconda guerra mondiale come via strategica per il trasporto di rifornimanti tra Birmania e Thailandia. Vennero costruiti più di 400 chilometri di ferrovia nel tempo record di 20 mesi, scavando passaggi e ponti tra le montagne. Ci morirono 100000 persone. Ferrovia resa ulteriormente famosa dal film "Il ponte sul fiume Kwae". Cerco ossa umane lungo il percorso. Nulla, solo qualche attrezzo arrugginito di 70 anni fa.
Ritorno verso sera in moto e il dio dei viaggiatori decide di riservarmi una sorpresa, si mette a piovere. Vabbè direte voi, potevi anche immaginaterlo che poteva succedere. NO! In 20 giorni di thailandia ha piovuto solo quel giorno. Solo quel giorno, il resto tutto sole immacolato.
La sera nel giardino affacciato sul fiume Kwae del mio hotel si possono ammirare i ristoranti-discoteca galleggianti che risalgono il fiume trainati lentamente da piccole barche. Cioè hai capito i Thai? hanno delle piccole discoteche all'aperto che navigano sul fiume! Troppo fiche. Geniali!

mercoledì, maggio 5

La città delle scimmie

Mi raccontano di una curiosa cittadina nel nord della Thailandia in cui le scimmie scorazzano libere per le strade e si arrampicano sugli edifici come fossero alberi. Si chiama Lopburi. Uomini e scimmie coesistono in uno stesso ambiente urbano, si salutano, si scambiano beni e servizi e forse si parlano anche.
Qui la comunità di scimmie che occupava la zona da migliaia di anni ha stipulato un patto con l'uomo: "Tu uomo dare a me banane e costruire pali della luce con cavi per fare ginnastica, noi lasciare tu qua per vivere." E così fu, i primati hanno dato in cogestione la zona all'homus sapiens sapiens, che ha pensato bene di costruire e inquinare come l'istinto gli suggerisce.
Le scimmie mangiano a sbafo, ce ne sono parecchie grosse come Costanzo, si divertono che è un piacere vederle, una stà cercando di tirar giù il semaforo facendolo dondolare su e giù. Spero che ci riesca per vedere la reazione della gente, ma non succede nulla.

Stufo delle scimmie mi unisco a un matrimonio buddhista, è l'ora del banchetto con ogni sorta di prelibatezza made in thailand, è sembre bello mangiare un po gratis. C'è una band che suona live, gente che balla, monaci buddhisti poco più in là vagamente contrariati, la famiglia della sposa è ubriaca e al settimo cielo, la sposa è bruttissima. Ah ecco perchè la famiglia è così felice, ha maritato la figliola.
La mattina vengo svegliato da una serie di forti colpi tant'è che sembra crollare l'intero edificio... Oh my god Tsunami!! Mi strizzo gli occhi, faccio mente locale e mi rendo conto di essere a 200 chilometri dal mare guardo fuori dalla finestra e mi accorgo che son le benedette scimmie che giocano sul tetto alle 6 di mattino. Ma non potete giocare sul tetto dell'hotel a 5 stelle che è più comodo e luccicante?
Le scimmie in realtà sono delle gran rompicoglioni ma secondo cultura buddhista sono animali sacri cosicchè non possono essere sterminate come probabilmente succederebbe se invadessero una città Italiana.

giovedì, aprile 29

Ayhuttaya


Ayhuttaya, antica capitale della thailandia, anno 2553 calendario thailandese. Pullula di templi e antiche rovine da farne indigestione. Dormo in una guesthouse gestita da una famiglia giapponese di quelle con mille membri, bisnonni ultracentenari e tutta la stirpe allargata. La sera festeggiano sotto la finestra della mia stanza, sembra che mi devo unire anch'io tanto non si dorme. Mi accolgono esuberanti. Una delle cose che amo di più del viaggiare così è l'interesse che suscito nelle persone del posto quando vado al di fuori degli itinerari turistici. Sono il forestiero che proviene dalle terre lontane aldilà dell'hymalaya. L'alieno che viene in pace a mostrare le tecnologie oltreoceano. La nuova specie umana di recente scoperta, risultato della biodiversità.
E i bambini, quelli sono fantastici, ti scrutano di nascosto da lontano incerti sul da farsi, chiedono consiglio alla mamma, si avvicinano decisi e attaccano con un "hallo!", poi contenti della loro prestazione corrono via felici. Che dolci.
Problema di Ayhuttaya sono i branchi di cani randagi che girano in ogni dove sulle strade della città, ce ne sono interi canili, sono tranquilli, almeno la maggiorparte. Si la maggiorparte, perchè mentre sono seduto a mangiare un panino, un gruppo di cani decide che è il momento propizio per attaccare l'umano, distratto a cibarsi. Quattro cani incazzati vengono verso di me correndo, sembra una scena da documentario quando i leoni da dietro l'erba alta della savana attaccano all'unisono lo gnu sprovveduto. Ed è qua che viene il bello, due ragazzi thailandesi lì vicini prontamente si mettono tra me i cani, mi difendono, li scacciano. Che bello. Non mi conoscono, non sanno la mia lingua, non mi rivedranno mai più, non sanno il mio nome e nemmeno il numero di zeri del mio conto in banca, ma mi aiutano incondizionatamnte. Rischiano la loro incolumità per me. Mi aiutano perchè sanno quando è dura la vita, mi aiutano perchè in fin dei conti sono uno come loro. Non so nemmeno ringraziare in thailandese, che vergogna. Torno alla mia stanza e cerco quella parola che inevitabilmente userò molto spesso nelle prossime settimane, korp kun krap. Grazie.

P.S: se sapevano il numero di zeri del mio conto in banca penso mi avrebbero lasciato sbranare, "straccione di merda!"

venerdì, aprile 23

Rivoluzione!

Che bello vagare in mezzo alla città con una mezza idea di raggiungere una meta turistica, non trovarla e perdersi completamente. Far combaciare le proprie mappe mentali con quelle della città, orientarsi con l'olfatto come i cani in cerca di un profumo nuovo, utilizzare il tramonto come bussola, osservare la gente e cercare di leggere la loro storia nei loro occhi, camminare, camminare, camminare. E così vedere la Bangkok autentica, fatta di thailandesi e non di biondini col cappellino, reflex, cannuccia in bicchiere colorato, che hanno caldo, tanto caldo e tengono il conto di quanti templi diversi riescono a visitare in un giorno. Qua solo gente del posto. Desiderare fortemente di conoscerli, di capirli, di ascoltare la loro storia, di volerli toccare. Farfuglio qualcosa a caso a una ragazza thai solo per incrociare i suoi occhi, sentire la sua voce, poi sorrido e vado via. Non so parlare il thailandese, peccato.
Il giorno dopo mi infilo in mezzo alla rivoluzione. Camicie rosse, contro esercito. La situazione sembra tranquilla così mi butto in mezzo alla zona occupata dai rivoluzionari. Sono finanziati dall'ex premier ultramilionario per ottenere le dimissioni dell'attuale governo. Sembra che l'ex premier sia molto peggio dell'attuale, ma ha talmente tanti soldi da riuscire ad animare una rivolta. Migliaia di persone riunite in Siam square, il quartiere ricco, erigono barricare e tengono discorsi diffusi per tutto il quartiere da autoparlanti installati ogni 200 metri. Proprio sotto gli hotel di lusso, giusto per essere sicuri che le persone che contano làssu sentano bene e se la facciano un po sotto. Arrivo fino sotto al palco dove il Che Guevara thailandese trasmette a gran voce speranze e ideali, incitamenti e insulti al governo. Conosco una coppia di thailandesi con cui comunico più o meno a gesti, mi mettono in mano un gadget di rosso tinto e faccio una foto con loro. Son l'unico occidentale ad essersi spinto fin qua, han tutti paura di entrare. E la sorpresa è che sono accolto con gentilezza e sorrisi, non con pistole e coltelli. C'è quel clima di speranza, unione e leggera tensione, quello che in Italia forse si respira solo alla finale dei mondiali. Tutto intorno ci sono bancarelle improvvisate che vendono ogni cosa purchè di colore rosso. Mangio una fetta di anguria. Secondo la cultura thailandese i piedi sono la parte più spregevole del corpo, al contrario la testa la parte più nobile e importante. Così le bancarelle hanno pensato bene di creare e vendere delle infradito con la faccia del presidente stampata sopra, di modo da poterlo calpestare camminando.
Risalgo in barca il fiume che attraversa Bangkok ammirando la città immersa nella notte. I grattacieli nel giro di poche centinaia di metri lasciano spazio a baracche arrugnite, bambini che dormono a terra vicino ai cani, i bisogni si fanno direttamente nel fiume. Comprendo così il motivo di tutta questa voglia di cambiare le cose.

domenica, aprile 18

Partenza!


Trento, Verona, Milano, Bangkok, si va in crescendo verso l'esagerato. Bangkok è immensa, solo l'aereoporto è grande come Rovereto, un micromondo, un ecosistema a sè stante. Insomma mica tanto eco a dire il vero. Gente che cammina scalza, ragazze sorridenti, taxi colorati, topi da mezzo kilo che attraversano la strada in cerca di gatti, gente di ogni paese e cultura che si amalgama, il pagliaccio del mc donald's che saluta come i monaci buddhisti, camice rosse incazzate, profumi (e odori) che cambiano prima ancora di essere riconosciti dal mio naso disadattato, traffico pesante, semafori col display del conto alla rovescia su strade a otto corsie. Qua è tutto in vendita, ogni cosa, e non vedono l'ora di vendertela, ci si applicano proprio. La prima regola l'ho già imparata: più un thailandese sorride più ti vuole fregare. Se poi parla anche un buon inglese è proprio un professionista di inculate. Si, ha fregato anche me, gli ho sorriso di rimando tanto son troppo euforico per prendermela, alla fine mi ha solo venduto un paio di occhiali da sole a 5 volte il prezzo della bancarella 3 minuti più in là. Bancarelle ovunque, accalcate, senza alcun ordine sensato, condividono tra di loro spazi comuni per riuscire a starci tutte, uno ci mette i suoi cappellini, quello della bancarella dopo ci accomoda i piedi sopra. Sabato prende forma il mercatino del week-end più grande del mondo, un'altra Rovereto, una piccola nazione nel cuore di Bangkok, forse non deve pagare nemmeno le tasse alla città madre tanto poco costa la roba. Ogni tanto mi arriva una scarica di adrenalina tanto per ricordarmi che sono dall'altra parte del mondo a zonzo. E io che pensavo di averla finita.
Per tornare al mio ostello ho preso un tuk-tuk o meglio mi ha preso su lui col suo bel sorriso e il suo bell'inglese. Regola confermata è una fregatura; Monto mi dice everywhere for 50 bath (1 euro), partiamo e gira in tondo per il quartiere mentre raccoglie qualche informazione utile su di me, gli racconto che andrò a Phuket nei prossimi giorni e capisce cosa deve fare: si ferma ad un agenzia turistica e mi dice che devo entrare a comprare adesso il biglietto per il bus per Phuket, 
-"why?"
-"becpise s e alao wha wha bi bi go go"
-"eh?"
farfuglia qualcos'altro mentre mi spinge dentro.
Esco senza comprare alcun biglietto visto che è palesemente sovraprezzo e il mio amico guidatore di tuk-tuk ne prende una percentuale per aver fornito il cliente all'agenzia. Ovviamente senza permesso del cliente. Ripartiamo con l'accensione a spinta e l'aiuto di due passanti ma non demorde, vuole portarmi in un'altra agenzia. Minaccio di scendere senza pagare e prendere uno squallido taxi. Mi dice: Lo faccio per te, devi fare il biglietto e andare via subito da Bangkok perchè qua ci sono le camice rosse impazzite bang bang bang. Sorrido. Finalmente arriviamo a destinazione, è un po deluso perchè non è riuscito a guadagnarsi la percentuale, gli dico che voglio farli una foto sul suo tuk-tuk prima che parta. Sorride. Qua funziona così che sia tu vittima o carnefice devi sorridere, fa parte delle regole non scritte del gioco.
Resto qua ancora qualche giorno poi mi avvicinerò alla costa a prendere un po di sole per farmi il colorito alla thailandese.

venerdì, aprile 2

Vi saprò dire...

I preparativi ci sono quasi tutti, poi una volta arrivato non so molto di quello che farò. O meglio ho talmente tante idee che non riesco a mapparle, ma dal tronde non voglio programmare nulla, voglio solo lasciarmi fluire. Voglio inventare l'attimo. Attimo dopo attimo. Voglio conoscere il mondo.
Non so se è una fase della vita, o se è un istinto alieno, so solo che voglio partire e scoprire il mondo. Ormai il solo dire "mondo" mi manda i brividi, mi accompagna nel sogno.
Mondo.
Mille diapositive mi scorrono davanti tutte in un istante, con profumi, colori, sorrisi.
É divetata un urgenza interiore.
E così il 16 aprile parto per la Thailandia, senza limiti di tempo, senza limiti di spazio, con la mente aperta, senza alcuna presunzione. É un viaggio di crescita e di scoperta, di conoscenza del mondo e di me stesso.
Porto il mio zaino con il minimo necessario (più qualche gadget che mi fa sentire tanto esploratore di mondi nuovi), poi tutto il resto di cui ho bisogno lo produco nel viaggio stesso, almeno così dicono.
Ringrazio tutte le persone che fanno parte della mia vita e che lascio qua; non è che ci stò male a casa mia ma voglio assolutamente prendermi questa parentesi di libertà per le strade del mondo.
E poi voglio andare a vedere se è vero che il mondo è rotondo. Che non sia come in Snake che il serpentello esce da una parte dello schermo e sbuca fuori dal lato opposto.
Vi saprò dire.