martedì, giugno 29

Forse esiste già...

Immaginate un mondo perfetto.
Immaginate un sistema di controllo globale che mantiene l'equilibrio. Il suo compito è di conservare tutti gli aspetti della società e della vita degli uomini ai massimi livelli di qualità. Decide lui quello che è giusto per noi e lo fa secondo canoni che portino i migliori vantaggi generali ed individuali. Lo fa tenendo presenti i desideri, i sogni, le sensazioni dell'intera razza umana, ne fa una sorta di media, cerca di prevederne i risultati e attua la migliore partendo comunque da una serie di aspettative scelte in precedenza all'unanimità dall'umanità stessa. Diamoli un nome, chiamiamolo SCG. SCG è invisibile ed ha a disposizione una serie di potenti mezzi per realizzare il suo disegno: la pubblicità, i trends, la possibilità di modificare le leggi dello stato, di variare l'economia, ecc; SCG è anche particolarmente abile a manovrare variabili psicologiche, percettive. Ad esempio: Se si accorge che troppi fumano mette in atto una serie di strategie indirette e pressochè impercettibili che nel giro di poco eliminano i fumatori. Nessun obbligo, nessun ordine diretto, è una manipolazione sottile. Manda in onda in tv una serie di film in cui i fumatori hanno ruoli negativi, in cui muoiono, sono disprezzati, utilizza messaggi subliminari, aumenta il prezzo delle sigarette, o indice iniziative pubbliche rivolte alla salute respiratoria. O magari fa in modo che il primo morto di cancro ai polmoni compaia in modo tragico su tutti i giornali, o che tutte le canzoni che contengono riferimenti al fumo non passino più alla radio, o ancora addestri un gruppo di persone a mescolarsi alla società per attuare una più fruttuosa manipolazione sociale diretta, o ancora peggio utilizza una serie di manipolazioni percettivo-cognitive per alterare le scelte delle suggestionabili menti umane. Ecco che con una serie di strategie occultate riesce ad ottenere un effetto benefico per la società, senza imporre nessun obbligo, senza che adirittura nessuno si renda conto che l'effetto è premeditato. Immaginate che vada adirittura oltre, ad esempio che arrivi a modificare il tragitto di un certo individuo perchè se quello continua in quella direzione potrebbe incorrere in qualche tipo di pericolo: ad esempio tramite un profumo, o utilizzando una paura, una debolezza, lo fa deviare su un altra strada. Pericolo scampato. Un angelo custode vero e proprio, ti protegge senza farsi vedere.
SCG è un manipolatore di menti, altruista, anzi di più filantropo.
Immaginate che SCG sia una macchina, un supercomputer. Immaginate, e qui viene il bello, che non abbia secondi fini. Che prenda sempre le decisioni migliori e lo faccia dall'alto senza alcuna possibilità di corruzione o di sbaglio, e che specialmente, sia totalmente invisibile. Un burattinaio che vi muove in quello che a conti fatti, è senza dubbio il modo migliore per voi e per gli altri e vi lascia l'illusione di essere totalmente liberi, che tutto succede perchè deve succedere. Un po come in Matrix ma in maniera assolutamente positiva e costruttiva. Una sorta di governo elettronico che modella la società per perfezionarla senza farsi percepire, come se fosse un dio. Come la vedreste?

giovedì, giugno 24

Giungla malese

Ogni posto inizia con un mezzo di trasporto e una strada e me che dormo o sto incollato al finestrino. Dipende da ciò che c'è fuori. Se fuori c'è una strada che passa in mezzo alla giungla malese, va su e giù per colline verdissime di alberi a perdita d'occhio, nubi semitrasparenti a mezz'aria appena sopra gli alberi, incontra piccoli insediamenti di nativi con cerbottana alla mano allora sto incollato al finestrino. Perchè è così che ti accoglie l'entroterra della malesia peninsulare. Un abbraccio color clorofilla che profuma di terra bagnata. L'aperitivo lo faccio alle cameron highland, non è ancora giugla pura. Le piantagioni di fragole, i bocconcini di fragole al cioccolato, l'aria condizionata anche all'esterno, le distese di tee, il miele. I percorsi di trekking impennato su per le montagne e le radici che strasbordano degli alberi secolari che fanno da scalini. Supero due tedeschi di quelli superequipaggiati. Alle elementari mi chiamavano la scimmia.
I millepiedi giganti, le tarantole, gli insetti foglia mai visti ma incontrati chissà quante volte. E' quindi il turno di Taman Negara, il parco nazionale per eccellenza della Malesia. Rainforest, foresta umida. Basta attraversare il fiume e la Giungla ti accoglie nella sua pienezza. E' come quella di Rambo o di Tarzan per intenderci. Foglie giganti, liane, alberi contorti, sabbie mobili, roba del genere. I versi degli animali creano l'atmosfera del tipo "ti stiamo osservando". Dopo l'esplorazione di una cava, dopo aver attraversato un ponte strettissimo e lunghissimo sospeso sulla giungla, dopo aver fatto il bagno nel fiume color malattie africane, aver schivato sanguisughe, serpentelli, tronchi caduti in mezzo al tracciato, prendo il coraggio per fare l'ultimo passo. Attraversare la giungla all'imbrunire (e sotto la pioggia) e dormire in una casetta posta dinnanzi ad una radura per l'avvistamento degli animali selvaggi. No ventilatori, no materassi, no luce, no bagno, no zanzariere, la porta ci sarebbe ma non si chiude... per fortuna ci trovo dentro due ragazze australiane che hanno avuto la mia stessa malata idea. Almeno ci si stringe forti forti se si ha paura. Perchè, voglio dire, a dormire là in mezzo un po di paura viene. Bastano anche solo i pianti disperati di qualche animale in lontananza che sembra avvicinarsi ogni volta un po di più per pensare che stavolta hai esagerato con lo spirito d'avventura. Specilmente se la porta non si chiude e la tigre di turno puo entrare, farti notare che quello è il suo territorio, e chiederti cosa diavolo ci fai lì senza fucile da caccia e tesserino dell'associazione bracconieri.
Non mangiarmi c'è ne poco, le australiane son più carnose... sisi proprio lì a metà petto. Il giorno dopo mentre guardo l'Italia ai mondiali in mezzo a un pubblico asiatico in riva al fiume mi sento di nuovo felice di essere nella civiltà moderna. Il pareggio va benissimo sisi.

mercoledì, giugno 16

Una giornata tipo a Kuala lumpur


Mi sveglio 3 volte a partire dalle 7 fino alle 11 di mattino perchè qualcuno fa casino, ma mi riaddormento ogni volta senza preoccuparmene. Sono in viaggio, posso svegliarmi quando mi sembra più consono, quando è giusto per me. Mi dirigo al banchetto segreto della colazione al sapor di cioccolato, saluto la signora che ormai sà già cosa voglio e passo avanti. Mi capita di guardarmi intorno e in su ogni tanto, perchè seppur ormai abituato al diverso contesto ogni tanto voglio ridarli un nuovo sguardo, aggiornarlo. Venditori di orologi, borsette, magliette. Tutto tarocco ma ben copiato. Fumera in mezzo alla strada di pollo allo spiedo e castagne, mendicante senza una gamba col barattolo per le offerte nel soprapassaggio, omino verde col menù del ristorate cinese che ti insegue ripetendoti a memeoria le delizie, monorotaia frigorifero, passaggi anonimi tra due case con scale buie in fondo in cui entrano in continuazione uomini di ogni età, verso la felicità. Fogne a cielo aperto con tanto di pesci. La melodia di accompagnamento di questo pazzo percorso attraverso la città è concessa gratuitamente dai minareti e sintetizzata in un litania araba. Sto per entrare dentro una moschea ed all'ultimo momento mi ricordo che è proibito coi pantaloncini corti. Scampata la morte per un pelo, il cecchino musulmano sul minareto mi avevo già puntato col mirino laser. Una donna cammina con un abito nero supercoprente dalla testa ai piedi, due buchi per gli occhi, mi ricorda quando mi travestivo da fantasma da bambino. Il fabbricante di chiavi ha aperto il suo laboratorio in una cabina telefonica impressa in una casa, copia le chiavi, le smussa, vende lucchetti, tutto in un metro quadro, ci sta anche la sedia. C'è anche la fila. Rubo una foto fulminea. Intanto il sole batte cattivo.
La ragazza bigliettaia ha dimenticato come si sorride, sorrido io per due visto che è tanto carina. Quattro persone su cinque dentro l'ascensore del centro commerciale sono al cellulare. La quinta si sente inadeguata così si mette a scrivere un sms. Ritorno indietro verso il dormitorio passando dall'altra strada perchè quella l'ho già fatta. Case variopinte come gelati. Compro una mela da donare alla cameriera del ristorante vicino. E poi inizia la serata di racconti tra viaggiatori provenienti da ogni parte d'europa riuniti in una stessa stanza. Come al G8 discutiamo del futuro della Malesia ma in fondo in fondo pensiamo già alla nostra prossima meta. Chi torna a casa, chi va a nord, chi vola lontano, chi sogna l'Alaska perchè fa troppo caldo. Chi ha nostalgia, chi non smetterebbe mai di viaggiare nemmeno per un secondo. Entra la donna delle pulizie con fare cattivo e braccia da tennista: Go sleep shut up. Nessuno osa opporre resistenza.

venerdì, giugno 11

Kuala Lumpur, 3 al prezzo di 1

Kuala Lumpur. Nuovo paese, nuova cultura, nuova religione, nuovi costumi, nuovi cibi, nuova lingua. Mi piace. Lo slogan del paese è "Malaysia, Truly Asia", veramente asia. Infatti le due nazioni più influenti dell'Asia, la Cina e l'India, qua si incontrano assieme alla pura cultura malese. Indiani, cinesi, e malesi sono presenti più o meno in percentuale uguale all'interno del paese rendendo l'esperienza sociale nella Malesia un esperienza varia e in qualche modo strana.
E' come se metti nella stessa città napoletani, toscani e altoatesini. I malesi sono musulmani, un po incazzosi, cercano di preservare la loro identità dagli invasori dandoci dentro con l'estremismo religioso e obbligando tutte le donne a andare in giro con lo hijab, il velo che copre la testa.
Gli indiani, pelle scura, non amano gli ambienti troppo puliti, talvolta estremamente interessanti girano col terzo occhio disegnato al centro della fronte. I cinesi, che ormai prolificano ovunque, laboriosi come formiche, lavorano lavorano lavorano, girano con la $ di dollaro stampata nelle pupille. Quindi trovi moschee, templi hindu, templi buddisti, e adirittura templi mixati hindu-buddhisti. Trovi cibi indiani da mangiare con le mani, cibi malesi very good, noodles cinesi, e salse e sughetti provenienti da ogni parte dell'asia.
Il cibo qua è qualcosa di speciale, un paio di volte ho adirittura pensato fosse più buono di quello italiano, e non è poco. La città è sviluppata in alto con grattacieli e palazzoni, è organizzata bene e in maniera intelligente, più pulita e ordinata di bangkok ed è stato lasciato più spazio al verde, c'è anche un piccolo parco nazionale nel cuore della città. Al contempo la gente è più seria e disinteressata, e il controllo delle autorità è perseguitante, non si può fare nulla che esca un pochetto fuori dai canoni, perchè ci son guardie musulmane quasi ovunque. Non posso neanche andare con l'altalena, è per i bambini dicono... maledetti.
Mi ci son fermato 15 giorni, mi son preso il periodo stazionario-nosbatti-sociale tanto qua ce n'è da fare. La parola d'ordine è shopping shopping shopping, centri commerciali ovunque. Immensi, in uno ci trovo dentro un parco divertimenti intero con le montagne russe che passano sopra i negozi. Mi perdo in una libreria, in un negozio di pietre, in quello della nathional geographic.
Per cena mi ritrovo in cina. Scendo per un passaggio magico seminascosto e arrivo nel sotteraneo di un edificio dove l'impero cinese ha fondato il suo centro culinario. Miliardi di stand e chioschetti tutti precisi e pulitissimi si stagliano davanti a me. E' un labirinto stilato con qualche logica pseudocasuale, un puzzle semigeometrico ad incastro dove i chioschetti sono i pezzi fissi nel campo. Incredibile, non so in qale fermarmi, fino a quando non ne trovo uno con un cinese grosso e incazzoso con coltello da macellaio e il fare da samurai che grida ordini in cinese antico. Mi siedo e mi godo lo spettacolo che il mondo mi offre oggi. Malaysia, vera Asia.

venerdì, giugno 4

Phuket e via

La strada verso ovest scorre veloce, tutta in corsia di sorpasso in un minivan del tipo paga e pensiamo noi a tutto, veloce, comodo, indolore, se ti lamenti ti danno sempre ragione, se hai esigenze particolari basta chiedere. Verso ovest perchè vado sulla Andaman coast quella opposta a dove ero, quella che si è presa tutto lo tsunami in faccia qualche anno fa. Ora ci sono i segnali coi percorsi di evacuazione nel caso accada di nuovo e la situazione è monitorata con precisione, tutto questo per dire non preoccupatevi per me. Faccio il viaggio verso Phuket con un Jappo che però dice di essere iglese, o con un inglese che però sembra giapponese. Mi propone di andare a stare nel suo stesso hotel, e io che ovviamente non so ancora dove andrò a dormire la sera dico ok. Arriviamo e il suo hotel è pieno, lui aveva prenotato io no. Sorrido al destino e mi metto in cerca di un nuovo posto che trovo poco lontano. Reincontrerò il jappo la sera dopo davanti a una partita di tennis in un ristorante. Lui va in Cambogia io sto per andare in Malesia.
Il mio hotel si chiama On-On ed è quello in cui vennero girate alcune scene del film "The Beach" con Leonardo di Caprio. Cerco la mappa dell'isola segreta prendendo ispirazione dalle scene del film, e scopro che è proprio Koh Tao quella dove sono stato pochi giorni prima (guardando la mappa nel film, perchè ahimè sotto il letto non la trovo). Non c'è dubbio che è azzeccata come isola sperduta d'incanto.
E questo paese mi manca già, me ne rendo conto seduto in un parcheggio allestito con un palco di karaoke thai-style e bancarelle tutto intorno, godendomi l'ultimo pezzo di thailandia. Mi mancherà la donna seduta per terra con davanti un asciugamano disteso e tutta l'ogettistica che possiede in vendita. Accendini, luci, souvenir, amuleti, incensi. I thailandesi si godono la vita, non si ammalano di lavoro, se la prendono con calma, osservano il mondo, chiaccherano, meditano, se capita che vendono qualcosa bene altrimenti pazienza. Che bel modo di esistere. In ogni baretto infatti ci sono tipo 6 persone che lavorano perchè ognuna lavora solo un terzo di quello che potrebbe. Il thailandese stressato dal lavoro non esiste proprio.
Mi sembra di cogliere, ma chissà se è vero, che stanno cercando di comunicare con me attraverso le canzoni che cantano. Non siamo tanti e io ancora una volta sono la mascotte della serata. Mi guardano tutti divertiti, chi di soppiatto, mi salutano. I testi in inglese sembrano dirmi stai qua con noi, sei ospite gradito, rilassati la vita non è fatta per correre qua e là. Hai ragione caro thailandese, la vita è qua e adesso, e la strada è più importante della meta. Questo si legge negli occhi di ogni monaco, di ogni giovane, di ogni anziano della terra dei sorrisi. Mi mancherai. I love You.