lunedì, luglio 26

Il Borneo

Nel passato di questa isolona lontana si parla di pirati e di indigeni cannibali tagliateste.
Il presente... beh è sempre un po più piatto. Però è bello scendere dall'aereo e sentire che l'aria sa di fogliame. Se chiudi gli occhi ti senti un po come indiana jones che è appena sceso da un aereoplano stile barone rosso in una terra mai visitata prima dall'uomo bianco. Se li riapri sei appena sceso da un Boeing 737 e le hostess vestite in fine tessuto rosso ti salutano con i guantini di velluto. Ma qualcosa di quello che era deve essere rimasto. Sono a Kuching, nell'angolino nord-ovest, nella regione del Sarawak. Il Sarawak è parte della federazione Malese, ma di fatto è quasi uno stato a se, con un suo controllo immigrazione e delle sue regole. Il tutto per cercare di mantenere intatto il patrimonio ambientale e specialmente proteggere le popolazioni indigene che ancora abitano qua. Si si gli headhunter, i tagliateste!
Ora pensate di poter aver una stanza con aria condizionata, una sala con tv e dvd, divanetti, amache, terrazzo, colazione inclusa, cucina liberamente utilizzabile e un malese della mia età alla reception che pensa più a fare stronzate che a rispondere al telefono. Il tutto a 4 euro al giorno. Queste sono state le mie 4 giornate a kuching, relax, relax, amicizie con chiunque passava. Il personaggio del giorno è un tizio delle mauritius sui 35 che passa il tempo al suo portatile a destreggiarsi nel suo business online. Alla fine non ho capito cosa diavolo fa con esatezza. E' uno di quei malati di soldi che sembrano prosperare sempre di più qua in asia, nei paesi in via di sviluppo dove le opportunità sono tante. Vuole andare a vendere i suoi servigi nei Brunei una micronazione a metà costa nord del Borneo. Piccola ma ricca. Dice "nessuno se la caga perchè è piccola e sconosciuta, ma è una miniera d'oro, oro nero". Io che mi diverto a sentirlo annuisco interessato, come fossi un suo seguacio. A tempo record quella domanda che nessuno era mai stato interessato a farmi in viaggio "Che lavoro fanno i tuoi genitori?", eccolo là, interessato a conoscere persone influenti e crearsi una rete di amicizie internazionale. E' un lavoro a tempo pieno il suo, anche nel momento di relax pensa a favorire la sua carriera.
Guardo la mappa, al posto delle città qua ci sono i parchi nazionali. Dove abiti? in un villaggio vicino Bako national park. Ah sisi conosco.
E ne valgono la pena. Il Bako national park lo si raggiunge solo in barca attraverso un piccolo tratto di mare che facciamo sotto la pioggerellina, si approda su una spiaggia bianchissima. Il percorso a piedi dura 4 ore ed è qualcosa di magnifico in fatto di varietà ambientale. Si parte dalla spiaggia, si passa ad una seconda spiaggia in cui crescono alberi fini e altissimi con in cima sciemmie-con-proboscide, si arriva quindi al sentierino sterrato che sale per la montagna, alla leggera foresta di alberelli spogli, alla parete orizzontale di roccia quasi viola con le pozze di acqua nei minicrateri, al sentiero con le radici piatte che fanno da confine a piccola piscine di acqua piovana, al tunnel in mezzo al fogliame verdissimo, al pezzo di sentiero ricoperto di sabbia bianchissima, al riusciello cristallino, alla vista panoramica su tutta la penisola, alle piante carnivore, alle crepe nel terreno che scendono nel buio per forse 1-2-300 metri, alle roccie avorio, alle caverne, alla distesa di piante spinose. Cioè in 4 ore. Ogni cento metri ti cambia il paesaggio. Ritorno seduto a gambe a penzoloni sulla punta della barca con gli schizzi di acuqa marittima che mi rinfrescano i piedi. Il re del mondo.
Andando verso un villaggio in mezzo al nulla, prendo un bus notturno per la prossima città. Sto per addormentarmi, quando sbuca dal nulla un ragazzo locale che inizia a parlarmi tutto entusiasta. Ad un certo punto nella semioscurità della notte di una strada di metà Sarawak, tira fuori una sorta di cestello da picnic pieno di delizie che appoggia sugli scatoloni accatastati in mezzo al corridoio di metà bus*. Io seduto sui sedili di destra, lui su quelli di sinistra, lo scatolone da tavolo, la leggera luce della luna che entra dai finestrini si inizia a fare assaggi con le mani e a ridere di tutto e di niente. E' una di quelle scene quasi esoteriche che ti rimane in mente per l'assurdità dei particolari che si sono mescolati insieme. Una di quelle scene che ti sembra di aver visto in qualche film ambientato nel primi anni del secolo scorso e nel rientro dalla guerra. Sono fortunato ho la possibilità di assaggiare alcuni tra i cibi più tipici della regione preparati da sua mamma. Me li illustra uno ad uno meticolosamente, compresa la carne di scoiattolo gigante con salsa piccante catturato il giorno prima con una trappola fai-da-te che cerca di descrivermi altrettanto meticolosamente. Finito lo spuntino notturno mi dà la buonanotte dicendo che mi accoglierà il giorno dopo per aiutarmi a trovare la barca per Kapit. Aspetto il ruttino allo scoiattolo piccante e sprofondo nella notte del borneo.


Kapit è poco più di un villaggio in mezzo alla giungla, sulla riva del fiume.
Ma di questo ve ne parlerò nella prossima puntata.

* che il conducente ha sistemato lì per raccogliere qualche spicciolo aggiuntivo attraverso un trasporto
incrociato persone-merci.

lunedì, luglio 19

Dormendo in aereoporto

L'aereoporto è il posto che riassume il concetto di "andare". E' un ottimo posto per dare uno sguardo alla parola viaggio. Ci passano persone provenienti da ogni angolo della terra, partono o arrivano. Spesso sono felici, o almeno emozionate, perchè stanno cambiando posto o vita. Cambiare aria ci fa rizzare le orecchie e sperare, ci spezza la noia quotidiana, ci fa cambiare marcia, ci regala nuovi orizzonti. Ci fa lasciarci e ritrovarci e ce ne fa capire il valore, ci obbliga ad aspettare. Ci fa lasciare alcune certezze o ce le fa dolcemente ritrovare. Ci fa andare dove abbiamo sognato, o ci fa tornare dove abbiamo lasciato qualcosa. Il bello dell'aereoporto è che ti lascia sempre quell'ora per pensare, per tirare le somme o per immaginare il tuo futuro nella tua destinazione. Prima del check-in o prima di salire a bordo c'è sempre almeno un ora da aspettare, e in un mondo dove non c'è mai tempo da sprecare per pensare è bello che l'aereoporto lo imponga così a tutti. Sento due italiani che parlano là vicino, a un certo punto uno dice: "ma perchè non hanno ancora inventato il teletrasporto?". Che tristezza di frase. Sono un italiano poteva sfornarla, penso crudelmente. Inventa il teletrasporto e non ha più alcun senso spostarsi, tutto il mondo diverebbe uguale in ogni sua parte, tutto il rito della partenza e dell'arrivo sparirebbe, il viaggio perderebbe immediatamente ogni fascino. Le persone si mescolerebbero in maniera uniforme ovunque. Puoi vedere il mondo in una settimana, saltellando qua e là col teletrasporto senza viverlo nemmeno un briciolo. Senza desiderarlo. Senza sudartelo. Un giorno forse il mondo sarà così, tutto cioè che vogliamo, subito, immediatamente. Pizza! bum sul tavolo. Fidanzata! bum eccola lì. E mi chiedo davvero che senso avrebbe svegliarsi ogni mattina.
Un po la scusa che devo risparmiare, un po che non vorrei mai annoiarmi, decido di riscrivere la giornata. Oggi non avrò una stanza ne un letto, non mangiero' in nessun ristorante o chioschetto di strada, mi lascierò alle spalle anche queste poche sicurezze che mi eran rimaste. Passerò una giornata e mezzo in aereoporto, ci dormirò, ci mangierò, mi ci annoierò. Ci ho dormito due volte.
Primo aereoporto quello di phuket, preparo il mio angolo privato arredato di tre sedie, un pavimento e un muro. Un po osservo, un po esploro, un po mi annoio. Riesco a scoprire una porta aperta che mi permette di accedere al tetto dell'aereoporto e poter vedere tutta la pista dall'alto! Niente male come punto di vista.
Secondo aereoporto quello di singapore, confortevole ma non mi sento a mio agio. E sono scazzato, perchè anche se qui mi piace sempre descrivere i bei momenti, in verità ci sono anche quelli meno spassosi. Quelli che ti piacerebbe fosse già domani. Ma stavolta, come nelle favole, arriva la principessa a zuccherarmi la giornata. Non ha la corona ne le scarpe di cristallo, ma ha un sorriso che vale tutti i chilometri per arrivare fino lì. Mi aiuta a risolvere qualche guaio, e lo fa con quell'entusiasmo che di solito si perde a diventare grandi. Quello contagioso. Decido di non farmela scappare la ragazza dell'aereoporto, lei ha quel raro potere di mettere di buon umore.

Ancora una volta ho avuto conferma che qualcuno che ti aiuta quando hai bisogno lo trovi sempre. Forse perchè ti sei messo in gioco, da solo in un mondo straniero, e la gente ammira chi ha il coraggio di fare scelte impegnative.

martedì, luglio 13

I singaporiani non sanno più fare le scale.

Io mica me lo aspettavo. Ero entrato in città senza informarmi troppo, un po come piace fare a me, di modo da potermi stupire del nuovo posto. E' stato come un viaggio nel tempo, due timbri sul passaporto e cambi epoca.
Nel nuovo mondo in cui sono finito non ci son più galline che girano intorno, vomiti di gatto in mezzo al marciapiede, odore di incenso, cani in mezzo alla strada, non c'è più la vecchietta in motorino che trasporta un paio di quintali di soia, non c'è più la macchina a lato strada coi panni distesi sui tergicristalli, non c'è più il monaco che cammina scalzo la sua crociata, non c'è più il taxista che si fa il pisolino pomeridiano in macchina alla fermata del bus, non c'è più  Asia. O per lo meno la definizione che avevo costruito di questa parola in due mesi. Possibile? si.
Dopo due mesi di thailandia e malesia è stato un duro colpo. Singapore è una città senz'anima. Singapore è un agglomerato artificiale di comodità e perbenismo. Come la Toyota, costruita intorno a te. Tutto automatico comodo asettico. Tutto puzza di petrolio. Gli abitanti di singapore hanno due preoccupazioni per la testa mangiare e fare shopping. E fa freddo, diamine se fa freddo, ci danno dentro con l'aria condizionata. Sembra quasi che in questa piccola ex colonia inglese si siano rifugiati tutti gli asiatici che odiano l'asia. L'hanno creata di modo che non ci somigli proprio, come se fossero immensamente contrariati.
Praticamnte la copia di una grande città occidentale. E i risultati si vedono tutti: gente che pratica maratona sui marciapiedi per andare al lavoro, tutti equipaggiati di lettore mp3, cellulare o giornale per non rischiare di essere disturbati da qualche umano socievole nei dintorni. Ma i vantaggi anche si vedono, la puntualità di ogni orario, la pulizia impeccabile, la sicurezza e l'ordine, la velocità di spostamento, il benessere generale.
Per ottenere questa città a misura d'uomo una serie di divieti e multe abnormi. Illegale dare da mangiare ai piccioni. 5000 euro di multa. Illegale attraversare la strada fuori dalle striscie. Illegale il chewing gum. Illegale l'omosessualità.
Omologazione della società secondo un modello funzionale. Son quasi tutti uguali, vestiti da businessman o da donne che non devono chiedere mai. Dimenticano le loro origini e diversità personali per unirsi ad un modello spacciato come l'unico possibile. E' un mondo delle apparenze, dove chiunque fa del suo meglio per appariore ricco, bello, felice. Dal canto mio ho sempre pensato fosse meglio essere ricchi e non darlo a vedere. Gran cazzata da queste parti, ti guardan storto se vesti trasandato. Ti escludono. Punizione sociale.
Nel passaggio per scendere alla metropolitana due scale mobili, e al centro un antica scala a scalini statici. Roba di un altra epoca. Solitaria e abbandonata sembra venire derisa dalle due scale mobili moderne ai suoi lati. Poi trovo un passaggio dove la scala mobile è rotta. La gente quasi dovesse camminare sulla cacca si accinge amareggiata a praticare quell'attività ormai dimenticata ed estremamente inutile che è il "sali le scale".
Singapore ha scelto la praticità in cambio della libertà di essere, anche se non sono sicuro che la gente se ne sia ancora resa conto.
In sintesi la città è molto molto figa anche se molti particolari non mi convincono. Eppure questo è il futuro.
La cazzata del giorno: Dimenticare lo zaino prima del controllo passaporto/visto e realizzare che è impossibile tornare indietro guardando in faccia il poliziotto armato con lo sguardo impassibile. Praticamente lo zaino è come se fosse in un altra nazione, fuori dai confini. Chi vuole sapere i dettagli a proposito di "mi segua", "pericolo bomba", "apra lentamente lo zaino" mi contatti. auhuahhaha

mercoledì, luglio 7

La luna delle 4.30 di notte

Piccolo paese di loquaci locali che non conosce ancora il turismo, affacciato sul mare, dove la gente beve, fuma, mangia e chiacchera davanti alle onde. Il mare di suo è abbastanza particolare visto che da quanto dicono è l'unico posto in Malesia dove è possibile fare surf. Peccato che non sia il periodo giusto adesso. ALtrimenti rubavo una tavola e mi ci lanciavo.
Arrivo e decido che è subito ora di segnalare la mia presenza: Mi rebalto dalla sedia all'indietro col peso dello zaino. E' sempre bello fare figure di merda qua e là se ciò ti permette di renderti simpatico.
Ma partiamo da alcuni dettagli interessanti: Il posto dove dormo si chiama Shadow of the moon at the half past four. Tutto un programma. Ombra della luna alle 4.30. Cioè non alle 2.30 o alle 4.15, proprio alle 4.30, che non si sbagli. Il bar sulla spiaggia più gettonato si chiama Don't tell mama. Ci lavora un ragazzo tedesco sui 25 anni che ha mollato tutto ed è venuto a vivere qua, si è sposato una malese, e prende una paga esigua mensile. Ma è felice così. Vado subito a costruire un montagna di sabbia accanto ai bambini, faccio due capriole sulla sabbia e quattro tuffi in mare. Pura vida.
Bevo succo di frutti esotici e passeggio lungo la spiaggia con una ragazza norvegese, che è sicura di aver finalmente trovato il posto più bello del mondo dopo tanto viaggiare, mi ci fermo almeno un mese mi dice. In effetti mi è difficile capire il perchè ma questo posto ha un certo fascino nell'aria, un atmosfera deliziosa. Sarà la timida curiosità dei locali nell'accogliere i pochi stranieri che solcano questi confini, sarà il clima di estremo relax che mi circonda, sarà che svegliarsi con un aragosta che attraversa la strada fuori dalla porta del mio bungalow fa strano, sarà che la spiaggia a 4 passi dal letto è sempre gradita. Ti puoi svegliare alle 4.30 di notte, uscire fuori, vedere cose diavolo ha di particolare l'ombra della luna e in 2 minuti arrivare in acqua e farti una terapeutica nuotata notturna sotto le stelle. E poi tornare a letto in un baleno di modo da confondere il sogno con la realtà.
Ma il tempo che non è mio amico mi obbliga a lasciare questa piccolo paese incantato dopo soli due giorni visto che il tempo stringe e un aereo mi attende a singapore... ecco perchè non mi piace pianificare e prenotare, perchè trovi un posto che ti piace e non hai tempo per starci. Voglio fare autostop aereonautico e prendere l'aereo da un momento all'altro quando ne ho voglia. Aggrapparmi alle ruote un secondo prima che si stacchino dal terreno nella manovra di decollo, come nei migliori film.
Mentre aspetto un bus alla stazione mangio con una ragazza malese, islamica col velo sulla testa per intenderci, e brucio in pochi minuti i preconcetti/pregiudizi che mi ero costruito in una vita. Due mesi fa pensavo fossero deboli, sottomesse, leggermente stupide, timide, arrendevoli, poco indipendenti, antisociali. Pffff tutte spazzate via in una chiaccherata. Matura e intelligente, divertente e interessata, in modo equilibrato e stranamente incantevole. E' bello stupirsi.

p.S: aggiunte ultime foto della thailandia e quelle della malesia, enjoy.