giovedì, agosto 5

Lo stranger

...Kapit è un villaggio sul fiume di quelli vecchissimo stile il cui senso gira tutto intorno al piccolo porto, centro commerciale del villaggio e unico modo di raggiungerlo o lasciarlo. Sono l'unico straniero nel villaggio. Le ragazze come nei cartoni animati giapponesi arrossiscono e si girano di soppiatto mentre ridono tra di loro. I ragazzi mi salutano solo perchè fa figo sembrare di conoscermi. Mi son seduto al molo vicino a un gruppo di ex-indigeni che una volta vivevano nelle leonghouse, le lunghe capanne tradizionali dei nativi del borneo. La comunicazione è puramente a gesti ed espressioni. Stanno sbevazzando qualcosa e mi offrono la bevanda che sembra andare di moda da queste parti. Mi costuiscono un bicchiere con un fondo di bottiglia di plastica e mando giù. Alchol. Due sono ubriachi e si stizzano a vicenda e giocano a chi è più sano. E' una piacere vederseli che li offro un altra bottiglia. Ci si lanciano sopra come i piccioni a Venezia. Finita la bottiglia (di vetro) viene gettata direttamente nel fiume con una tranquillità che non lascia dubbio sulla normalità dell'azione da queste parti. Ci resto interdetto per 10 secondi buoni. Mi piacerebbe farli capire quanto quella bottiglia rotta in mille pezzi sarà cazzuta da tirare su quando un giorno il loro bel villaggio divverrà un cesso disgustoso con la puzza perpetua di marcio acido. Un giorno anche loro capiranno il senso del cestino.
Rallegrato dall'alchol realizzo quante belle ragazze ci siano intorno... se solo non avessero quella mentalità antica di mi dò solo dopo sposata sarei l'uomo più felice del mondo visto che sono il più desiderato del villaggio. Mi piacerebbe un giorno venire a vivere qua per qualche mese prendermi una casetta, conoscere un po di gente e mescolare la mia cultura con la loro, fare il latin lover con le timide ragazze e suonare qualche strumento mai visto. All'imbrunire finisco a messa cinese-protestante assieme a un gruppo di giovani del paese che sembrano i ragazzi dell'oratorio di 20 anni fa nei paesi italiani. Parti uscendo dalla tua stanza senza sapere dove andare e l'itinerario ti si crea sotto gli occhi senza che nemmeno ti ci impegni, basta che tieni i sensi all'erta e qualunque cosa ti incuriosisce ti ci butti senza timidezza. In Italia mai successo.
Dormo due giorni in un altro parco nazionale, una notte in tenda e si mette a piovere. Visito le cave più enormi mai viste, mi ci insinuo per un kilometro al buio con la torcia. Vado nei Brunei un ministato governato da un sultano che sperpera soldi ovunque e in cui l'attrazione più bella è vedere il museo dove ha esposto parte delle sue ricchezze color oro come segno della sua maestosità. Visito il villaggio galleggiante e vado in cerca del ristornate dove si può mangiare dalla sacca catturainsetti delle piante carnivore (non lo trovo). Vado su un isoletta duty-free a fare scorta di sigarette e mi ritrovo a dormire in un bordello, con tanto di donnette che mi bussano sulla porta durante la notte. Ne faccio entrare una. Mi tocca subito il fringuello come fossi suo marito. No money sorry. Cheap cheap. Te sei masa bruta. Se ne va sorridendo col suo sexy dente nero in vista.

Arrivo a Kota Kinabalu nel Sabah, lato est del borneo, ultima tappa. Prima di concedermi due giorni di relax mi addentro nell'immenso night market. Indo-filip-malay-cinese. Eccolo qua:

1 commento:

ParkaDude ha detto...

Bella l'esperienza nel Borneo. Non ci sono mai stati, ma dal filmato direi che mette insieme diversi piccoli tasselli di Asia... :-)

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